Marotta polemico sul calcio nostrano: "In Italia non siamo capaci di perdere"

Marotta polemico sul calcio nostrano: "In Italia non siamo capaci di perdere"TUTTOmercatoWEB.com
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di Daniele Petroselli

Giuseppe Marotta, presidente dell'Inter, è intervenuto in regione Lombardia all'evento "Il fischio che unisce – Costruire una cultura di rispetto nello sport", ha parlato anche del calcio italiano: "Sappiamo tutti che il calcio è un fenomeno di forte aggregazione, è un fenomeno sportivo perché ci sono promozioni, vittorie, sconfitte. Ma è soprattutto un fenomeno di carattere sociale, un contenitore di grandissimi valori che deve favorire l'inclusione, tema delicatissimo e importante. Chi fa calcio, in questo caso le società, hanno dei grandissimi obblighi. Noi abbiamo 15 squadre del settore giovanile, più altre sette di settore giovanile e prima squadra femminile, per un totale di circa 300 atleti".

E ha ammesso: "E' chiaro che la missione principale è anzitutto favorire il fatto che ci siano atleti propedeutici al fatto di giocare in prima squadra, ma poi è una palestra di vita, quindi il nostro obbligo è quello di educarli. Sicuramente non facciamo tutto il necessario perché credo che ogni forma di violenza verso l'arbitro nasca soprattutto da una cattiva educazione, dal fatto di non recepire fino in fondo i messaggi, anche da parte dei dirigenti. Ma credo che un fenomeno che condiziona ancora oggi l'attività agonistica della nostra Italia, a differenza di tanti Paesi del nord Europa, è la mancanza della cultura della sconfitta. Noi non siamo capaci di perdere. E quando non siamo capaci di perdere si dà spazio a reazione istintive che portano alla violenza. Gli atti di violenza secondo me nascono soprattutto da questo concetto, ossia il fatto di non conoscere la cultura della sconfitta, che va di pari passo con la cultura della vittoria. La cultura della vittoria è importante per stimolare i nostri atleti a vincere. Bisogna sapere cosa vuol dire soffrire, avere spirito di sacrificio e così vincere. Sta a noi cercare di fare questo".