Motivi tattici e culturali della disfatta del calcio italiano. Compresa Farsopoli

Motivi tattici e culturali della disfatta del calcio italiano. Compresa FarsopoliTUTTOmercatoWEB.com
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venerdì 25 marzo 2022, 07:45Opinionista per un giorno
di Vincenzo Greco
L'eliminazione dell'Italia dai Mondiali, come anche quella di Juve e Inter, è l'emblema delle storture del calcio italiano. Tattiche, tecniche, culturali.

L’eliminazione dell’Italia dal Mondiale assomiglia molto a quella della Juve dalla Champions League. Entrambe le squadre sono state eliminate dopo una partita giocata cercando di attaccare davanti una squadra che si è difesa spesso in dieci, con ordine, facendo barricate che sembravano insormontabili.
Creando qualche occasione, sprecando anche molto, ma non riuscendo, per novanta minuti, a fare un solo gol, mentre l’avversario in una sola azione è riuscito a segnare.

Non è casuale questa somiglianza. Sono due forti sintomi della difficoltà del calcio italiano, anche quello di club, quando viene chiamato a fare un calcio d’attacco.
Fuori dalla solita recita fatta di difesa e contropiede il calcio italiano non riesce proprio ad andare. 

Goffa l’Italia, come è stata goffa la Juve. Come lo è stata anche l’Inter, che se si illude di essere uscita a testa alta dalla Champions, in cui il Liverpool è passato col minimo sforzo, dimostra di non avere capito nulla della profonda inferiorità in cui anch’essa naviga. E’ proprio nella partita d’andata che pure l’Inter ha dimostrato la sua impotenza, attaccando per quasi tutta la partita e perdendo 0-2.

Le squadre italiane, nazionali e di club, nel momento in cui sono state chiamate all’attacco, hanno dimostrato tutta la loro pochezza offensiva.
Non ci sono schemi d’attacco, tutto è lasciato alla singola iniziativa o addirittura alla presenza totem di qualcuno - emblematico l’ingresso di Chiellini a pochi minuti dal termine della gara azzurra, come altrettanto emblematico è stato il fatto che alla Juve lui sia mancato nel momento decisivo.
In Inghilterra l’Italia ha vinto gli Europei perché ha potuto fare il suo gioco, un bel mix di difesa e attacco, e ha sfruttare appieno Chiesa. Nel momento in cui, senza Chiesa, e davanti a squadre molto meno forti di quelle battute (ai rigori) agli Europei, l’Italia è stata chiamata solo ad attaccare, perchè le avversarie volevano e sapevano solo difendersi, è tornata ai suoi antichi limiti tattici e tecnici.

Le responsabilità partono da lontano.
Dai settori giovanili ingolfati dalle raccomandazioni di giocatori e giocatorini ben portati da procuratori, a loro volta ben retribuiti.
Settori ingolfati anche dalla tattica, dove si pensa solo a vincere e non a far crescere un calciatore, farlo migliorare tecnicamente. In pochissimi, oramai, insegnano i fondamentali del calcio. I maestri di calcio non ci sono più, vediamo all'opera improvvisati pieni di boria e malati di una autoreferenzialità irreversibile.

Di tutto questo ne paghiamo ora le conseguenze, non andando avanti più da nessuna parte, tranne la fortunosa vittoria agli Europei a colpi di calci di rigore.
Non abbiamo più attaccanti, se il campionato ancora propone un inguardabile Immobile, un ex giocatore come Insigne e un mediocre totale come Berardi. Non abbiamo più terzini che spingano, se Spinazzola ci manca così tanto (come manca alla Juve). Tranne Verratti, di un altro livello, non abbiamo centrocampisti, se ancora crediamo che il pessimo Barella di questa nazionale sia un giocatore di livello europeo. E non abbiamo neppure difensori così forti, se dobbiamo ancora aggrapparci al totem Chiellini. E smettiamola di esaltare Donnarumma, che aulche responsabilità le ha anche lui nel gol subito. Per diventare il nuovo Buffon ce ne vuole di tempo, di fatica, di umiltà, di allenamenti, di costanza.
Non abbiamo tecnici che sappiano tramettere un calcio d’attacco.

Il parallelo Juve-Italia però  a un certo punto si ferma, perchè ci sono altre cause, di cui la Juve non è corresponsabile, ma casomai vittima, che hanno devastato il calcio italiano. 
Parlo di quelle culturali, per cui si va avanti a botte di scuse, recriminazioni, vittimismi e complottismi di vario tipo, come il parlare di scudetti vinti e persi in albergo o grazie al fatto di indossare la maglia a strisce. O il fatto di chiedere di vincere una partita a tavolino, come ha appena fatto l'Inter per Bologna-Inter, rinviata per Covid. O il fatto di non ammettere mai la superiorità dell'avversario, vedendo nella propria sconfitta solo il 
Argomenti che si lanciano lì ma che creano danni enormi al sistema calcistico italiano contribuendo fortemnte a creare un negativo senso di deresponsabilizzazione, e quindi di immaturità.
E' tutto questo che ci ha portato a non qualificarci ai Mondiali per la seconda volta consecutiva.
E un segnale di questa dereposnasbilizzazione e attaccamento alla poltrona e al potere è il fatto che Gravina neppure pensa a dimettersi dopo un flop del genere. E appresso a lui neppure Mancini, che comunque è il minore responsabile di questo disastro italico. Quando ad Oriali, beh, immaginiamo se si dimetterà lui, eterno dirigente immune ad ogni sconfitta, dalla faccia così tosta da non sentire alcun disagio nel suo doppio ruolo di dirigente nerazzurro e nazionale.

Non ultima, infatti, viene la scellerata scelta di appaltare, dal 2006 in poi, il calcio italiano ad una sola realtà, quella interista, accettando la pantomima di Farsopoli e dando a Guido Rossi, noto tifoso interista, il comando del calcio italiano, apposta per togliere scudetti vinti sul campo all’odiata Juve per regalarli alla sua squadra (solo in Italia e nelle dittature cose del genere potevano avvenire senza che nessuno fiatasse, anzi, con il favore di tanti, visto che c'era in ballo l'odiatissima Juve). 
I danni prodotti instillando questa cultura, fatta di calcio che non rispetta le regole, persino quelle che si autoimpone (ricordate la famosa Juve-Napoli non giocata per volontà di De Laurentiis?) ora si vedono in tutta la loro devastazione. Del resto, se passa la cultura, di cui emblema tragico è stata proprio Farsopoli, per la quale le vittorie si ottengono a tavolino, decise sulle scrivanie di dirigenti compiacenti, nelle stanze dei tribunali, e non importa se sono fatte di cartone e a colpi di prescrizione, cosa ci si poteva aspettare di meglio di una Nazionale che, una volta chiamata sul campo a battere Bulgaria, Svizzera, Irlanda del Nord e Macedonia del Nord, non ce la fa in nessuno dei casi? 
Chissà cosa ne pensa Oriali, dirigente nerazzurro che tanto ha festeggiato scudetti di cartone non vinti sul campo. E che ora, sul campo di Palermo, assaggia la dura legge del campo dove i giochetti di giornali compiacenti, l'illusione del cartone, le ingiustizie della prescrizione non valgono nulla.

E’ sul campo che si vince, cara Figc. Ed attaccando, cari allenatori paurosi. E facendo giocare, sin dal calcio giovanile, i migliori, e non quelli che hanno gli sponsor e i procuratori giusti, cari settori giovanili. 

Vincenzo Greco - Pensieri bianconeri