Allegri, così non va affatto bene e lo sai anche se non lo ammetti

Allegri, così non va affatto bene e lo sai anche se non lo ammettiTUTTOmercatoWEB.com
lunedì 18 marzo 2024, 19:03Editoriale
di Antonio Paolino
Altro passo falso della Juventus che continua a perdere punti e fa sfuriare Allegri come non si era mai visto in conferenza

Non siamo qui per fare processi, ma con questo rendimento non si va da nessuna parte. E allora con chi prendersela? Non è questa, e neppure il momento giusto, la strada da percorrere, anche se il feeling tra squadra e allenatore sembra davvero essere sceso a livelli bassissimi. Persa la concretezza di un obiettivo vero – come se i “soldoni” che la champions garantisce non lo fossero – ecco che tutto quello che ruota attorno ad una posizione d'orgoglio sembra non stuzzicare la fantasia dei giocatori. Attenzione, perché la distinzione tra chi dovrebbe prendersi maggiori responsabilità e chi meno, anche solo per una questione di esperienza, è doverosa. In campo e fuori.
Cominciamo dalla società: troppo inesperta, purtroppo, per incidere a dovere e con sacralità in queste situazioni. Fatta eccezione per Giuntoli non ancora convinto di entrare, a gamba tesa, nelle dinamiche strettamente di spogliatoio. Presidente e amministratore delegato, proprio per i ruoli esclusivamente amministrativi che ricoprono, aspettano fiduciosi che passi la tempesta. E che arrivi la qualificazione salva-crisi (vera). Poi ci sono allenatore e giocatori, in rigoroso ordine, perché a questo punto le loro e le nostre sicurezze si stanno davvero esaurendo. In tutti i sensi. 

Situazione – La crisi di risultati è ormai sotto gli occhi di tutti, così come la mancanza di serenità per affrontare il momento. Sempre più difficile quando i tempi della ripresa si allungano a dismisura. Basta guardare le partite per rendersene conto, soprattutto quando bisogna provare a costruire gioco: le occasioni non mancano, ma sono mal gestite. Sotto la gestione Allegri, poi, mai ci si era trovati con una media punti così bassa in altrettante giornate. L'allenatore ha sbagliato a fidarsi del suo istinto, ma anche della capacità del gruppo di reagire nel breve. Invece di affrontare il problema di petto, dopo essere riuscito a tenerlo sottotraccia durante il girone d'andata, ha preferito girarci attorno con l'obbligo che le responsabilità gli imponevano: portare la squadra, piano piano, zitto zitto, solo (e dico solo) alla meta prefissata che non è mai stato lo scudetto. 

Incertezza - L'incertezza che regna attorno alla sua riconferma, nonostante le rassicurazioni di facciata, si è specchiata nel rendimento della squadra con la pochezza dei 7 punti in otto partite come ai tempi della gestione Del Neri, quando la Juve non era né carne né ancora squadra e si trascinava da anni problemi irrisolti. Non sarà una pausa serena. A dire il vero non lo sarà neppure la Pasqua che arriverà a cavallo del doppio impegno campionato-coppa con la Lazio di Tudor. Solo i risultati possono dare una scossa positiva, a patto che ogni giocatore ritrovi in sé stimoli e motivazioni vincenti: ovvero rabbia e cattiveria. Nella versione “costruttiva” che è invece mancata ad Allegri nel post partita di Juve-Genoa. Nervosismo talmente evidente che nasconde qualcosa di pericoloso: la paura che qualcuno in società non creda più in lui a tal punto che la voce si è già “magicamente” diffusa nello spogliatoio. Non si tratta di avere gli attributi, come dicono i maestri cioccolatai sui social, gridandogli “vattene”, ma di scongiurare un finale traumatico.

Lo dico chiaramente, Allegri è alla fine del suo ciclo, al pari di qualche giocatore e di quei pseudo tifosi da non ascoltare neppure sotto tortura.