La Juve resti a Torino e agli juventini sparsi nel mondo

La Juve resti a Torino e agli juventini sparsi nel mondo
lunedì 25 marzo 2024, 21:20Editoriale
di Antonio Paolino
Alcuni passaggi delle dichiarazioni del Direttore Calvo convincono poco tifosi e manager sportivi

Francesco Calvo ricopre, al momento, la carica di Managing Director Revenue & Football Development del club bianconero. Decide insomma le strategie di sviluppo commerciale, su indicazione della proprietà, in modo da incrementare le entrate e rendere sostenibile la gestione complessiva. Lo fa dopo gli anni al Barcellona e alla Roma che hanno prolungato la maturazione cominciata nella sua prima avventura in bianconero sotto la presidenza Agnelli, all'epoca anche amico “fedele” fuori dalle mura della Continassa. Vicende personali lo costrinsero a rinunciare alla carica professionale e a cercare nuove certezze lontane da Torino. Poi il ritorno, voluto direttamente da John Elkann, quando il club scelse di cominciare a cambiare pelle anche tra i quadri dirigenziali. Fino all'intervista di questi giorni, dopo mesi di silenzi lontani dai riflettori e soprattutto senza più parlare di calcio giocato come era capitato, prima e dopo le partite, fino a Udinese-Juve della scorsa stagione, dove la comunicazione andò in corto circuito anche con mister Allegri, comandante in solitaria durante le note vicende giudiziarie dello scorso campionato. 

Dichiarazioni – Calvo è un eccellente manager e la Juve ha fatto bene a reinserirlo nell'organico e nel ruolo più consono alle sue corde: entrate e sviluppo. Compito ben definito e slegato dalle altre faccende, lasciate alla piena autonomia – decisionale e verbale – dei manager di campo. Arriviamo alle dichiarazioni rilasciate a margine dello Juventus Business Forum alla presenza dei principali partner, sponsor e professionisti del settore. Dichiarazioni sulle quali sono cominciate interessanti riflessioni, ma che pongono anche l'attenzione sull'opportunità o meno anche solo di aver pensato di “sradicare” le radici del club. «Ogni tanto sogno di essere a Milano come società a livello commerciale – ha detto Calvo - ma ci sono già due squadre e non ci sarebbe spazio. Detto questo, siamo orgogliosi di poter rappresentare Torino nel mondo, una città a cui siamo storicamente molto legati e che anche i nostri tifosi, italiani e internazionali, considerano casa».

Identità – Se Torino è davvero (ancora) la casa, e lo è fino ad un eventuale e non auspicabile cambio di proprietà, i padri fondatori non andrebbero mai traditi. Né loro e neppure i tifosi che ne hanno coltivato la passione acquisendo l'identità di un club che si rispecchia in tutto e per tutto nei simboli principali del capoluogo piemontese e non in quelli della già occupata Milano. Modi e pensieri diversi di concepire la vita e lo sport. Ricordando che la differenza, soprattutto in un mondo interconnesso e globale, la fanno sempre più le persone e le idee. Come ai tempi dell'Avvocato Agnelli, capace di far diventare da subito Torino la capitale dei “successi” più invidiata anche dalla Milano da “bere”. E bevuta sul campo spesso e volentieri.