Processi e indagini vanno fatti a chi (non) governa (bene) il calcio

Non sono qui per insegnare niente a nessuno. Ma neppure per imparare da chi ha poco di convincente per provare a convincermi del contrario. Le indagini vanno fatte, ma non solo alla Juventus. I soliti spifferi di qualche mese fa si sono trasformati in pesanti accuse nei confronti di una sola società: la solita. Quella che a questo punto, secondo i soliti accusatori da bar, dovrebbero radiare perché appena si muove costruisce stadi di qualità scadente, ingaggia allenatori inquisiti, chiede favori per tesserare giocatori extracomunitari, adotta la pratica delle plusvalenze per far tornare i conti. Oltre ad aggiungere pesante liquidità con l'azionista di maggioranza per operazioni di mercato (a volte) mal progettate e peggio riuscite. 

È vero, intanto vince. Anzi, vince tanto come spesso le capita. E probabilmente è questo il vero problema.

Nessuno mi convincerà mai, per quanto ho annusato in questi lunghi anni di praticantato in cui ho messo naso e orecchi nelle faccende pallonare, che tutti gli altri facciano molto meglio.

Un'analogia con il 2006 c'è e lo ha ammesso anche il “brutto” anatroccolo - per chi non lo conosce bene - Luciano Moggi ai microfoni di Rbn: “La Juve ha da sempre contro Federazione e Lega. Eppure viene additata come il pericolo principale per il sistema calcio. Mai nessuno si è però preoccupato di indagare su chi comanda per davvero”.

Risposta che riporta alla considerazione ancora più triste dell'ex presidente del Chievo Verona, Campedelli: “Da favola siamo diventati la strega cattiva, ma non meno di altre in un sistema dove la giustizia sportiva per gli amici si interpreta e per i nemici si applica”. 

Ora dovrebbe essere tutto più chiaro. Speriamo che lo sia anche per chi è chiamato a cambiare le regole di questo sistema. Ormai da troppi anni.

Vi aspetto oggi su Radiobianconera alle 14,40, come tutti i mercoledì,  con altre interessanti rivelazioni di LM.