Il nuovo gioco della Juve. Giocatori cardine, carenze e prospettive
Le ultime partite giocate dalla Juve, pur contro avversari non molto probanti, hanno espresso una indicazione sulla quale in pochi si sono soffermati. Quello che è stato generalmente notato, infatti, è stato il passaggio al modulo 4-2-3-1. Ma in pochi si sono accorti che, in fase di costruzione, il modulo pare essere più un 3-1-3-3, con la particolarità che il vertice basso è Locatelli, che scende addirittura più basso dei due centrali a prendere palla e impostare (movimento che in assenza di Bonucci è stato fatto con ancora più continuità).
L’arretramento di Locatelli permette ai due centrali di ampliare la loro posizione e, cosa ancora più importante, ai due terzini di spingersi in avanti come vere e proprie ali. Abbiamo infatti visto Cuadrado a destra e Pellegrini a sinistra spingersi sulla stessa linea orizzontale di Dybala, fino a formare un terzetto orizzontale immediatamente alle spalle dell’altro terzetto di attacco Kulusevski-Morata-Bernarderschi. Alle spalle e a difesa di tali due terzetti, in posizione di riequilibrio e di difesa, c’è l’altro centrocampista, Bentancur, più avanzato rispetto a Locatelli, e da questi raggiunto nel momento in cui l’azione si sviluppa ancora più in avanti.
Questo schieramento consente di formare due triangoli ideali, uno a destra (Cuadrado-Dybala-Kulusevski), l’altro a sinistra (Pellegrini-Dybala-Bernardeschi). Soprattutto nella partita contro il Genoa, abbiamo infatti visto molte triangolazioni tra tali giocatori, che possono, a seconda dei casi:
a) mandare in area un giocatore, che può essere Morata o uno dei tre “triangolatori”, anche grazie allo spazio lasciato libero dagli scatti laterali di Morata;
b) liberare al tiro da fuori, quasi sempre di Dybala;
c) produrre un cross in area, che la prima punta dovrebbe correggere in gol (che è quanto è avvenuto contro il Malmoe, dove Bernardeschi ha crossato per Kean).
Con questo schieramento, che con il ritorno di Chiesa al posto di uno dei due esterni davanti potrà essere ancora più incisivo, Allegri sta provando a dare alla Juve qualche modo in più per arrivare al gol, oltre al classico gol segnato in ripartenza, che ha contraddistinto l’inizio di stagione.
I giocatori chiave, in assenza dei quali questo modulo perderebbe incisività, sono Locatelli, l’unico a poter arretrare con vera sicurezza persino dietro la linea dei centrali, e Dybala, libero di svariare davanti e dietro come a destra e sinistra, fino a diventare il vero fulcro di gioco. Dalla riuscita di questo modulo può dipendere il corso futuro della stagione.
La mossa è intelligente ed opportuna perché sfrutta i molti esterni offensivi che abbiamo e, in coerenza armonica, percorre le vie laterali anche dietro.
Quello che manca è un attaccante prolifico, in grado di trasformare in gol tutto il lavorio di triangolazioni che si fa dietro di lui.
Morata, che ha piedi buoni ma non ha l’istinto killer dell’attaccante, non arriva mai lucido in zona gol anche a causa delle tante corse fatte per liberare spazi. Kean ha forse più istinto di lui, e infatti mercoledì sera qualche occasione in più l’ha avuta, ma pare impacciato, macchinoso, e dovrà lavorare molto, soprattutto in allenamento, per simulare situazioni da gol.
Una vera prima punta - quali non sono né Morata né Kean, e quale per lo meno fisicamente e come posizione in campo sarebbe l'ex primavera Da Graca, però del tutto inesperto a questi livelli - potrebbe dare la svolta alla stagione e un senso a questo nuovo modo di giocare che, a dispetto della vulgata social antiallegriana, è fatto di schemi studiati in allenamento, movimenti e posizioni mai fisse.
Ma ogni modulo vuole interpreti giusti. E la Juve li ha fino a un certo punto.
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Aut. Lega Calcio Serie A 21/22 num. 178