Giovani svenduti, sostituti strapagati: la Juve non impara mai dai propri errori

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di Massimo Reina
Comolli rischia di commettere gli stessi errori di chi lo ha preceduto: cessioni affrettate dei giovani per acquistare nomi che non risolvono nulla.

Doveva essere la stagione della svolta, l'ennesima degli ultimi anni, ma quella in cui si sarebbe rotto, finalmente, il circolo vizioso che affligge la Juventus da almeno un decennio: "la colpa è di chi c’era prima", che a sua volta dava la colpa a quello prima ancora, in una catena di Sant’Antonio che parte da Paratici e arriva fino a oggi, passando da Cristiano Giuntoli.

Perché Damien Comolli, il dirigente scelto per interrompere tutto questo, per ora, sta solo cambiando i nomi, non il metodo. Infatti spezzi il meccanismo malato del passato (s)vendendo i giovani di valore, quelli che costano zero in ammortamento, che hanno stipendi bassi e che magari, tra un anno, valgono il triplo. Non lo spezzi cedendo Huijsen per 15 milioni solo per poter pagare la prima rata di ammortamento e lo stipendio di un Nico Gonzalez. E non lo spezzi lasciando andare Miretti, pur con i suoi difetti, per prendere un altro giocatoremediocre e costoso.

È questo il punto: stai tappando i buchi di bilancio dell’oggi colpendo al cuore la progettualità di domani. Ti pare sostenibile? I numeri, alla fine, tornano sempre a chiedere il conto. Il vero salto di mentalità sarebbe stato tenersi Miretti, farlo crescere, dargli spazio e fiducia, e costruire attorno ai giovani, non sopra di loro. Invece, la sensazione è che, ancora una volta, si stia andando nella direzione opposta. Così il circolo vizioso, più che spezzarsi, si perpetua. Ma con la contabilità a posto, alnche se solo per quest’anno.