Un miliardo sul tavolo, la porta chiusa: la Juve non è in vendita? Cosa succede
C’è un’atmosfera elettrica che gira intorno alla Juventus, non per un gol allo scadere o un errore difensivo, ma per cifre che sembrano uscite da un film: un miliardo di euro in contanti per provare a strappare la maggioranza della società dalla famiglia Agnelli. Tether, gigante delle criptovalute, già azionista con l’11,5%, ha presentato un’offerta vincolante per il 65,4% delle azioni, con scadenza al 22 dicembre. Una mossa con la calma apparente di chi pensa di poter cambiare il destino di un club che da un secolo porta il nome della stessa famiglia.
Ma la risposta di Exor, la holding della famiglia Elkann, è stata netta: «La Juventus non è in vendita». Nessuna apertura, nessuna trattativa nascosta, solo un legame che non si misura in bilanci ma in affetto, tradizione e memoria collettiva di una tifoseria che da Torino a Melbourne vive ogni vittoria e ogni sconfitta come propria.
Paolo Ardoino, Ceo di Tether, ha illustrato i contorni dell’operazione con precisione da ingegnere: la proposta comprende l’impegno a mettere a disposizione un miliardo di euro per rinforzare la squadra e sostenere la crescita della società. Un progetto che per Tether significherebbe portare aria nuova, tecnologia e risorse, senza tradire la storia, ma con la convinzione che il calcio moderno possa mescolare passione e finanza innovativa.
Dall’altra parte, Elkann e Exor osservano con lucidità: la Juventus è un patrimonio da custodire, non un oggetto da mercato. Le porte restano chiuse, ma non del tutto rigide: collaborazioni con nuovi investitori sì, cessione della società no. E così, in un mondo dove tutto sembra comprabile, c’è chi ricorda che certi legami non hanno prezzo, nemmeno se messi sul tavolo un miliardo alla volta.
Iscritta al tribunale di Torino al n.70 del 29/11/2018
Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione al n. 18246
Direttore responsabile Antonio Paolino
Aut. Lega Calcio Serie A 21/22 num. 178
