Nella Juve allineati e coperti, ora però dalle parole bisogna passare ai fatti
Il discorso di Comolli è in piena sintonia con le recenti dichiarazioni di Elkann e Spalletti sulla necessità di riportare la Juve a vincere trofei, scudetto in primis. Ora le buone intenzioni devono tramutarsi in fatti.
Non c'è due senza tre: dopo Spalletti e Elkann, in casa Juve arriva anche l'input di Comolli, declinato sempre allo stesso verbo e senza avere paura di pronunciare la parola scudetto. ”Quando entro allo Stadium penso al trentanovesimo titolo”. Il nuovo Amministratore delegato bianconero rispolvera il termine ossessione, abbinato alla vittoria. L'esatto contrario di quanto affermò Thiago Motta. Roba passata. Alla Continassa dunque tutti uniti verso lo stesso obiettivo, come si conviene ai grandi club di calcio. Nessun timore nel dichiararlo. Della serie “siamo o non siamo la Juve?”. Il discorso del dirigente francese è musica dolce per le orecchie dei tifosi della Vecchia Signora, da troppo tempo inermi di fronte ai successi altrui. Dal 2021 ad oggi, nell'ordine, si sono susseguiti: Inter, Milan, Napoli, ancora i nerazzurri, quindi lo scorso anno bis dei partenopei targati Conte. Nel primo dei due scudetti, invece, l'allenatore era Spalletti. L'uomo cui è stato affidato il compito di riportare la Juve nel suo alveo naturale, quello del dominio in Italia.
In buona sostanza, dalle parole (apprezzate), ora la Juve deve passare ai fatti. Il pari nel Derby ha rallentato la risalita in campionato. Prossimi tre step Fiorentina, Cagliari e Udinese: senza girarci troppo intorno e con massimo rispetto per questi avversari, una squadra con grandi ambizioni deve fare bottino pieno, anche perché poi si presenterebbe a Napoli con una valigia piena di autostima e consapevolezza. E sarebbe la prova dell'effetto Spalletti. In chiave scudetto o comunque per rientrare subito tra le prime quattro della classe e riprendere la marcia verso la qualificazione alla prossima Champions League. In quella attuale, la Juve deve dare una sterzata drastica, rispetto ai tre punti conquistati nelle prime quattro gare. Una miseria. Nelle restanti quattro, vietato sbagliare: Bodo Glimt, Pafos, Benfica e Monaco. Servono tra gli 8 e i 9 punti per andare ai playoff. Uscire sarebbe un fallimento. Sportivo e soprattutto economico. Spalletti e i giocatori lo sanno.
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