Franco Leonetti ricorda Salvatore Giglio: "Sei e sarai il simbolo della fotografia sportiva"

La notizia, arrivata nella serata di ieri, della scomparsa di Salvatore Giglio, che per oltre due decadi è stato il fotografo ufficiale della Juventus, ha scosso tutto l'ambiente bianconero e commosso le persone che hanno avuto la fortuna di conoscerlo dal vivo. Franco Leonetti, che ha condiviso tanti momenti con il leggendario fotografo, oggi ha voluto ricordarlo scrivendogli una lettera.
"Sei stato, sei e sarai sempre un fuoriclasse, di quelli totali e assoluti. La notizia della tua scomparsa è risuonata in me come una scudisciata terribile e squassante, uno di quei fendenti che squarciano l'anima facendo affiorare, improvvisamente e dolorosamente, mille ricordi e innumerevoli momenti vissuti insieme. Oggi ricorre il mio compleanno e, carissimo Amico mio, mi sarei aspettato ben altro, invece la realtà è sempre più aspra e dura di quanto ci si possa immaginare a priori. Dal momento in cui mi è giunta la notizia della tua scomparsa si sono affastellati mille episodi nella mia testa, un ponte tibetano sospeso tra un cuore affranto e il dolce ricordo di un uomo speciale e incomparabile, dotato di una modestia incredibile, più unica che rara, per chi è stato parte portante di un mondo fatto di clamori e tante parole maiuscole. Sei sempre stato un uomo molto umile, nonostante le tue gesta fotografiche ti hanno proiettato caput mundi. Parlavi con un tono di voce basso, pacato, che sul finire di una frase tendeva a diventare leggermente aspirato, quasi avessi pudore nel raccontare le gesta professionali che ti hanno reso un mito. Ti chiamavo Maestro e tu bonariamente ti incupivi e mi rispondevi che i maestri stavano nelle scuole. Professionalmente hai raggiunto record e riconoscimenti mondiali, sei stato semplicemente un top player, il fuoriclasse del click, dell'immagine, di un fotogramma che, sospeso nel tempo, durerà all'infinito. Salvatore, sei e sarai il simbolo della fotografia sportiva, di quel pallone che rotolava tra le amatissime maglie bianconere per finire in gol, oppure lambendo un palo, o immortalando il volo plastico di un portiere. I tuoi scatti sono mitologia pura, e chi ha avuto la fortuna di conoscere il tuo lavoro da vicino sa bene di cosa parlo. Poi dietro al lavoro c'è l'uomo e scindere le due prospettive è veramente impossibile. Tante serate insieme, cene tra amici, appuntamenti imperdibili per umanità e divertimento, ma anche tanti eventi vissuti insieme negli Juventus club in giro per l'Italia con quel tuo modo di "essere alla mano' che conquistava tutti. Potrei scrivere centinaia di aneddoti, quelli che viaggiano a velocità siderale da quando ho appreso del tuo nuovo viaggio verso l'altra dimensione, ma sarebbe un'inutile esercizio di memoria che contrasta fortemente con il macigno che cinge il mio cuore da parecchie ore. Però qualcosa lo voglio raccontare, perché ciò che abbiamo vissuto insieme merita di essere riportato per raccontare il tuo essere, fuori da un campo da calcio con i tuoi apparecchi fotografici perennemente al collo. Serata allo JOFC di Ladispoli di qualche anno fa, arrivo, mi cambio per la serata, scendo in sala e ti vedo sorridente da lontano, con gli occhi che ti brillano di sarcasmo, mi avvicino e tu spari subito:" Guarda che sei vestito come i camerieri". E avevi ragione, ero vestito uguale al personale di sala. Risate sonore guardandoci in viso, con Salvatore che si gira e se va sghignazzando. Cena tra amici, si parla di Juve e della Champions conquistata a Roma, Salvatore racconta i momenti vissuti, la coppa, l'esaltazione, poi escono fuori alcune istantanee scattate negli spogliatoi, insomma la serata diventa trionfale all'insegna del bianconero e degli episodi. I due colori che per lui erano e sono stati vita, amore e ancora vita. Lo ascoltavi parlare di Juve, poi guardavi le sue foto e capivi che icona incommensurabile era. E per sempre sarà. Il suo profondo dolore misto ad un umanissimo pudore nel parlare dell' Heysel, dei morti, delle persone disperate e di alcune foto crude e tragiche mai rese pubbliche per rispetto verso chi non c'era più e verso le famiglie che avevano perso un parente. E proprio poche settimane fa il nostro ultimo momento vissuto insieme alla sua mostra fotografica organizzata dallo JOFC di Crescentino, un evento fantastico in cui ho avuto l'onore di introdurlo come spesso è successo. Anche quella volta mi guardó e mi disse:" Non chiamarmi Maestro". E invece caro Salvatore ora voglio sottolinearlo, per l'ennesima volta, tu sei stato un Maestro straordinario e tale per me rimarrai per sempre. Avevamo parlato di un evento prossimo da fare insieme, e invece è andata diversamente. Salvatore, un uomo che ha fatto la dura gavetta, che nei tempi delle foto manuali e analogiche, finita la partita si faceva mezza Italia, di corsa, in auto per portare a sviluppare i negativi affinché arrivassero in tempo per le copertine dei giornali, sotto pioggia, neve e ogni tipo di meteo. Poi l'avvento di nuove tecnologie ti ha aiutato nel tuo lavoro, esaltando un talento unico e incomparabile. Sapete perché la sua foto di Platini è diventata storica e leggendaria? Perché lui è stato l'unico ad aver intuito il momento, immortalando Le Roi, imbronciato e disteso a terra, dopo l'annullamento di un gol memorabile nella finale Intercontinentale. Salvatore ci riuscì perché nel mirino della macchina guardava con l'occhio sinistro, mentre i suoi colleghi no. Era talmente umile da dire, ho avuto fortuna a beccare il momento: si certo la fortuna aiuta sempre, ma aiuta chi ha talento macroscopico da spendere, facendo la storia. Essere tuo amico è stato un onore, stare al tuo fianco un orgoglio, per me che da ragazzino leggevo il tuo nome sotto le tue foto e si emozionava, con la Juve, e per la Juve che sapevi raccontare con le tue foto magistrali. Grazie per ciò che sei stato, Maestro, grazie per i tuoi silenzi che erano boati, grazie per avermi dato la tua fiducia, grazie per aver risposto sempre presente a ogni mia richiesta di intervista o presenza, ma soprattutto grazie per le tue opere d'arte che resteranno per sempre negli occhi di chi ama la Juve. Una Juventus che raccontata dalle tue istantanee spettacolari, ha fatto ancor più proseliti, accomunando i risultati sul campo al fascino irresistibile della tua macchina fotografica inimitabile. Ciao Salvatore, ciao Amico mio, ciao Maestro".
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