Salernitana-Juventus 0-3, le pagelle: Di María è essenza, Vlahović è sentenza

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martedì 7 febbraio 2023, 23:50Primo piano
di Matteo Barile

SALERNITANA

Ochoa 6; Sambia 6, Troost Ekong 5,5 Bronn 5,5, Bradarić 5 (Dal 60’ Bonazzoli 6,5); Candreva 5, L.Coulibaly 5 (Dal 79’ Kastanos 6), Nicolussi Caviglia 4,5 (Dal 71’ Bohinen 6), Vilhena 4,5 (Dal 46’ Lovato 5); Dia 5, Piątek 4,5 (Dal 71’ Črnigoj 5,5); Nicola 5.

JUVENTUS

Szczęsny s.v.: inoperoso. È questo il giudizio giusto per etichettare la prestazione del polacco.

Danilo 7: ci sono ancora parole che possano definire benevolmente la presenza in campo del numero 6 bianconero? Forse ce n’è una non ancora menzionata ed è continuità. Non sbaglia più una gara; e la partita di questa sera è una piacevole conferma, connotata da chiusure sempre molto pulite e impeccabili.

Bremer 6,5: vigore e personalità. Nelle pochissime opportunità, in cui Piątek e Dia hanno l’opportunità di guardarlo in faccia, il brasiliano si trasforma in un muro invalicabile. La sua presenza soffoca gli avanti granata, perchè il numero 3 ha questo vizio sempre molto brillante di prendere alti suoi diretti avversari. Se le iniziative restano solo un progetto e solo Bonazzoli ha il potere di far tremare il castello difensivo bianconero, onori e meriti vanno conferiti al centrale verdeoro.

Alex Sandro 6+: la sterilità avanzata degli uomini di Nicola manda in ferie la sua operosità difensiva e lo rimette alla prova in proiezione offensiva. Le sgroppate, connotanti i primi anni di Juventus, sono ormai un lontano ricordo, ma le due sgasate, che attua palla al piede, rappresentano un ritorno al passato gradito a tutto l’ambiente bianconero.

De Sciglio 6: rispolverato nel ruolo di esterno a tutta fascia, questi sembra decisamente più in palla dal punto di vista fisico e atletico: la freschezza del numero due bianconero si nota soprattutto nelle volte in cui è chiamato ad attaccare. Nasce grazie a una sortita il traversone, sul quale si avventa Vlahović a inizio gara. (Dal 79’ Iling-Junior s.v.).

Locatelli 7: costruttore di gioco, mezzala “alla bisogna” e interditore dei timidi tentativi salernitani di offendere la porta, difesa da Szczęsny. Eppure, la sua polivalenza può essere soggetta a un pizzico di rammarico: la trasferta di Salerno gli nega una rete, che cerca allo scadere della prima frazione di gioco e che meriterebbe, se solo Ochoa si smaterializzasse.

Rabiot 6,5: del trittico a centrocampo, sicuramente, è quello che appare di meno, anche perchè è costretto a imporre la legna, mancante per via della presenza di due giocatori dichiaratamente, proiettati in avanti come Miretti e Locatelli. Tanto per intenderci, gli tocca una partita sulla falsa riga di quella disputata contro la Lazio in Coppa Italia. Contrariamente a quanto gli conferisce la contesa di giovedì scorso, il francese si dedica completamente a costituire da diga davanti alla difesa. Il risultato che ne esce fuori premia il francese, che riesce a porre un freno alle sortite granata. Se potesse, però, il 25 strapperebbe una pagina dal perfetto saggio di schermatura difensiva: il colpo di testa un po’ avventato, che spalanca a Bonazzoli l’opportunità di violare la propria porta e, magari, di riaprire la contesa.

Miretti 7: dopo un po’ di naftalina, le luci della ribalta tornano a illuminare Miretti, il quale ha il merito di prendersele tutte. Vuoi perché c’è un Di María scintillante vuoi perché la catena di destra della Salernitana non è propriamente irreprensibile nella lettura delle sue incursioni, il numero 20 sfrutta gli spazi con grande celerità e tempismo. Ogni qual volta El Fideo traccia filtranti al bacio, Miretti è una costante. Una costante, che stabilisce il vantaggio bianconero e che, successivamente, lo difende. Anche a costo di metterci una caviglia. (Dal 43’ Fagioli 7+: entra a freddo, ma il suo piede è decisamente caldo. La serata di grazia di Vlahović passa anche dal suo piede, abile non solo a dosare, ma anche a spezzare la disastrosa trama di gioco di Nicolussi Caviglia.).

Kostić 6,5: considerando gli standard altisonanti, a cui ci ha abituato, oggi offre leggermente “meno”. Sia ben chiaro, il goal non è un aspetto da trascurare, anzi. La zampata da centravanti, mediante la quale buca Ochoa pronuncia una certa freddezza, ammirata poche volte in questa stagione. È probabilmente questo l’aspetto, che accredita positivamente la gara del serbo, che risulta un po’ meno energico del solito lungo la sua corsia di competenza. (Dal 62’ Cuadrado s.v.).

Di María 8: El Fideo conferma il suo momento di grande ispirazione tecnica, ma soprattutto tattica. Allegri ha trovato in lui più di un uomo di classe e Salerno è un’ulteriore tappa della crescita di un campione già affermatissimo. Il 22 bianconero tende a mobilitare il suo raggio d’azione, defilandosi sulla destra. Con questo “elastico”, il numero 22 disegna trame decisive per incanalare il risultato finale: il rigore di Vlahović, che spezza gli equilibri della partita è frutto di una sua invenzione ben dosata e verticalizzata verso Miretti, il quale viene abbattuto in area. La sua partita non dispensa solo tocchi deliziosi in assistenza ai compagni meglio appostati. Questa, infatti, gli conferisce anche l’opportunità di finalizzare. Il piede è caldo, ma non caldissimo: la traversa, centrata nella ripresa, grida vendetta: il giro, che prende la sua conclusione, meriterebbe un altro finale. (Dal 62’ Chiesa 6,5: la sgasata, con la quale innesca Kean nel finale di partita, è degna di un fuoriclasse assoluto. L’orbita, che raggiunge la conclusione, finalizzata su invito di Vlahović, invece, lo è un po’ meno.).

Vlahović 8,5: il primo “ruggito” dell’attaccante serbo è un colpo di testa è indice di un fattore molto semplice: il numero nove riesce a sfruttare gli spazi, che si vengono a creare longitudinalmente. Latitudinalmente, invece, fa fatica ad avere la meglio sul suo diretto marcatore; tuttavia, non è solo colpa sua: la squadra attacca poco centralmente. Ma poco importa, perché le vie esterne gli concedono l’opportunità di poter segnare la rete dello 0-1 su calcio di rigore. Questo episodio sblocca Dušan, a cui si spalcano spazi, che rischia di sfruttare in maniera decisamente più spettacolare e tra conclusioni volanti e diagonali leggermente mal calibrati. Serve un filtrante di Fagioli e la complicità di una roccaforte arretrata abbastanza rivedibile per poter festeggiare la doppietta personale, che fissa il definitivo 0-3.  Il suo mestiere, però, è quello di incidere sotto porta e quando non lo fa personalmente si rende inavvertitamente utile per i compagni: il tiro sbilenco per la zampata di Kostić ne è una chiara dimostrazione. (Dal 79’ Kean 6: il palo, colpito a sette minuti dal termine, può seguire due correnti di pensiero altrettanto valide: errore o coefficiente di difficoltà elevato nell’imbucare il bersaglio grosso. Noi scegliamo la seconda: la posizione, da cui parte la traiettoria, è sicuramente intrigante. Tuttavia, Ochoa gli chiude bene lo specchio e ciò rende difficile una realizzazione sul palo battezzato.).

Allegri 7