Inzaghi choc dopo la disfatta: "Zero titoli ma bravissimi lo stesso. Il futuro? Vedremo"

Simone Inzaghi prova a raccogliere i cocci dopo la disfatta della sua Inter nella finale di Champions League, umiliata dal Paris Saint-Germain con un secco 3-0. Ai microfoni di Sky Sport, il tecnico nerazzurro ammette: “Non sembrava la mia Inter. I ragazzi lo sanno. Ma resto orgoglioso del percorso fatto. Stasera abbiamo trovato una squadra più forte, che ha meritato. Abbiamo sbagliato l’approccio e ci siamo allungati troppo. Una sconfitta brutta, che però non cancella quanto fatto. Zero titoli, ma bravissimi lo stesso”.
Sul futuro: “Se è stata la mia ultima panchina? Vedremo nei prossimi giorni. C’è troppa amarezza dopo la seconda finale persa in tre anni. Parlerò con la società, anche loro condividono la delusione”. Inzaghi ha parlato come chi si è già tolto la cravatta e ha cominciato a svuotare l’armadietto. “Zero titoli ma bravissimi lo stesso” è una frase che meriterebbe una medaglia al valore retorico, se esistesse. Non è autoassoluzione, è filosofia zen.
Due finali europee perse in tre anni – una col City, ora col PSG – e sempre la stessa sensazione: arrivare al momento decisivo con le gambe molli e la testa altrove. Forse tra “meritare di esserci” e “meritare di vincerla” c’è di mezzo una parola che a Milano (sponda nerazzurra) si fatica a pronunciare: cinismo. Inzaghi forse è arrivato al capolinea. Non per colpa, ma per saturazione. Due finali perse sono anche due finali giocate, dirà qualcuno. Eppure la sensazione è che l’Inter non sia mai davvero scesa in campo. “Non sembrava la mia Inter”, dice il tecnico.
Sul futuro, Inzaghi nicchia. Ma ha già detto tutto col suo silenzio. Non serve un comunicato per capire che qualcosa si è rotto. Il problema è che nel calcio italiano, spesso, si rompe chi ha fatto meglio. Gli altri restano, perché hanno ancora da perdere.
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