Zazzaroni: "Inchiesta ultras Inter? La Juve ai tempi di 'Alto Piemonte' collaborò con la giustizia ma lo prese ugualmente in quel posto"

L’inchiesta sugli ultras dell’Inter è uno degli argomenti più chiacchierati degli ultimi giorni, considerando che riguarda da vicino nomi di primo piano come Simone Inzaghi, Hakan Calhanoglu e Javier Zanetti. Nelle pagine del Corriere dello Sport, Ivan Zazzaroni ha espresso il proprio punto di vista sulla vicenda, tracciando un parallelo anche con il caso “Alto Piemonte” che in passato riguardò la Juventus.
Marotta e il “tempismo perfetto”
Il giornalista sportivo Zazzaroni ha sottolineato con tono ironico e ammirato la capacità comunicativa e diplomatica di Beppe Marotta:
“Si dice che sia riuscito a far uscire la notizia della squalifica il primo maggio, quando i quotidiani erano in festa e gli italiani distratti dal sole e dal mare. È un fenomeno da studiare al Cern”.
Il presidente dell’Inter viene descritto come un professionista abilissimo, capace di muoversi con disinvoltura nei meandri del potere sportivo e istituzionale: “Ha rapporti sorprendenti e solidi a tutti i livelli: federale, politico, finanziario, religioso… mi meraviglio che non partecipi al Conclave”. Secondo Zazzaroni, Marotta è quel tipo di figura che ogni squadra vorrebbe avere al proprio fianco, e mai contro.
Il giudizio sospeso: fiducia negli uomini, ma attesa per le motivazioni
Zazzaroni ha sospeso però un giudizio definitivo sull’inchiesta, almeno finché non verranno rese note le motivazioni ufficiali:
“Sono amico di Simone (Inzaghi) e conosco Zanetti da trent’anni. Non li vedo coinvolti in traffici di favori e consensi. Prima di giudicare, voglio leggere le carte”.
Una posizione di cautela che rispecchia anche il rispetto personale verso i protagonisti coinvolti.
Il paragone con la Juventus e il caso “Alto Piemonte”
Non manca poi un riferimento al passato e alla Juventus, quando fu coinvolta in un’indagine simile e – a detta del giornalista – trattata con minor clemenza:
“La Juve, ai tempi di ‘Alto Piemonte’, collaborò con la giustizia e se lo prese ugualmente in quel posto”.
Zazzaroni auspica dunque che in questo caso la giustizia abbia seguito un percorso più equo e che il patteggiamento non sia stato un’ammissione di colpa, ma solo una scelta pragmatica per evitare “fastidiose lungaggini”.
In chiusura, Zazzaroni ha parlato delle difficoltà oggettive per chi lavora nel calcio professionistico, a contatto costante con folle e tifoserie:
“Non dev’essere semplice per un calciatore o un allenatore, avvicinati da milioni di persone e privi di protezione, evitare contatti con personaggi pericolosi”.
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