Di Maria leader di una nuova Juve made in USA
La tournée americana della nuova Juventus comincia a mostrare il volto della squadra di Allegri, tra solidità cercata e ritrovata, nuovi leader, intercambiabilità e atavici problemi di difficile risoluzione. Ma clima, feeling con allenatore, voglia di lavorare e divertirsi facendo gruppo è già un ottimo nuovo segnale che fa ben sperare.
Prima di tutto partiamo dal clima: decisamente sereno e rilassato e non è un segnale da sottovalutare. Prendere come esempio ciò che è successo nel ritiro del Napoli con Osimhen che manda a quel paese Spalletti davanti a tutti salvo poi far passare tutto come semplice nervosismo da lavoro e carichi pesanti. Certo, tutto giusto, ma certe frizioni già ora possono nascondere insoddisfazione e insofferenza. Ora soffermatevi a guardare cosa sta accadendo in casa Juventus: McKennie e Vlahovic, reduci da infortuni che hanno reso necessario personalizzarne gli allenamenti, giocano con Allegri, in tutti i sensi, sfidando il tecnico in gare di punizioni e calci d'angolo a piedi scalzi. Affinando tecnica e migliorando nei fondamentali che nella passata stagione sono mancati nei momenti chiave. Allenamenti specifici ma con il sorriso e con il perenne senso di sfida, per allenare anche la voglia di vincere. Chiedere a Vlahovic che, intervistato dalla Gazzetta, ci ha tenuto a puntualizzare che ha battuto il mister. Per non parlare di Pogba che, problema fisico a parte, sembra essere tornato in paradiso dopo anni di purgatorio, a respirare aria di casa portando serenità e sicurezza alla squadra.
E mentre in allenamento e sul campo il lavoro di Allegri comincia a tradursi in una squadra che ha imparato a stare più alta e aggredire più alta le squadre avversarie, mostrando di non aver più tanta voglia di aspettare ma andarsi a prendere le vittorie, gli occhi sono rapiti da Angel Di Maria. Fuoriclasse assoluto che sta in poche apparizioni ha già ampiamente smentito gli scettici e conquistato compagni di squadra e allenatore. Basta la qualità di un giocatore del suo livello a cambiare totalmente il volto di una squadra: aumentano le verticalizzazioni, si moltiplicano le occasioni da gol e si accende spesso la luce laddove prima era quasi tutto buio. Una iniezione di classe, potenza, esempio e professionalità che diventa contagiosa e spinge anche tutti gli altri a cercare l'eccellenza nella giocata, la costanza nel rendimento e anche ad osare di più.
E mancano ancora Vlahovic e Chiesa all'appello, con il futuro di Pogba ancora da definire nel da farsi e sui tempi di recupero. E mancano, soprattutto, ancora altri tre innesti: uno in attacco, uno a centrocampo e uno in difesa. Insomma c'è ancora tanto da migliorare. L'unica nota dolente, di difficile risoluzione, riguarda la catena di sinistra: Alex Sandro continua a dare segnali di involuzione, Cuadrado lì è un adattato e i limiti si vedono e Pellegrini da solo non può bastare. Magari, anche sotto questo punto di vista, la tournée americana porterà consiglio per quella che sarà una Juventus made in USA....
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