L’addio di Bonucci chiude definitivamente un’era in Juventus

Era solo più una questione di tempo. Ora l’addio di Leonardo Bonucci è giunto, una situazione chiara che non poteva riservare altro epilogo all’infuori di questo: messo fuori rosa dalla società, l’ex capitano lascia per sempre la Juventus e si trasferisce all'Union Berlino in Bundesliga. Una circostanza gestita male da entrambi i fronti, quella del giocatore e quello della società e che lascia l’amaro in bocca, non per la condizione attuale e per ciò che il giocatore avrebbe potuto ancora fornire alla causa, ma per l’escalation dei fatti maturati. Bonucci, assai scuro in volto si è imbarcato all’aeroporto di Caselle, direzione Germania, lasciandosi alle spalle, minato da molto malcontento, un amplissimo paragrafo della sua vita calcistica lungo 12 anni che, ad esclusione della stagione con il Milan, lo ha annodato, indelebilmente, alla storia di Madama. In questa maniera mesta, si chiude definitivamente un’era in Juventus, quella della BBBC (Buffon-Barzagli-Bonucci-Chiellini), della difesa inscalfibile, dei successi, dei trofei, dei senatori come zoccolo duro in uno spogliatoio solido, saldo e vincente. Un periodo irripetibile, almeno a stretto giro di posta. La sensazione di amaro in bocca persiste, a maggior ragione, perché è lampante che nella vita e nel calcio anche le più belle storie possono terminare, ma dipende sempre da come si concludono.
La percezione netta è che entrambe le parti avrebbero potuto e dovuto agire sensibilmente meglio, di fronte ad una separazione come quella avvenuta, anche se nel calcio il termine riconoscenza spesso non risulta codificato. Il giocatore si è ostinato a restare, provandoci in tutti i modi, anche quando è stato dichiarato fuori rosa dalla dirigenza, segno che la storia con la Juve era finita; e diciamolo chiaramente, un calciatore non può restare in paradiso a dispetto dei santi. Deve rendersi conto che, quando giunge la fine di un percorso, magari con la morte nel cuore, non esistono alternative se non cercarsi altro club in cui giocare.
Ma anche la società ha le sue reali responsabilità in questa vicenda: avrebbe dovuto gestire meglio i miasmi di un addio, considerando che Bonucci è stato glorioso capitano e simulacro di una Juve super vincente, indossando la maglia della Vecchia Signora oltre cinquecento volte; insomma non certo un dato da sottostimare. Diciamo che dal febbraio scorso, momento in cui la Juve fece intendere a Leo l’intenzione di non avvalersi più delle sue prestazioni sportive, si sarebbe dovuto trovare il tempo giusto e le modalità opportune, da parte di entrambe le componenti, per gestire la situazione di un distacco traumatico. Il muro contro muro, in una separazione, non è mai stato foriero di sviluppi positivi e rosei, anzi, spesso porta solo a farsi del male vicendevolmente, oltre ai ricami mediatici e al clamore pubblico suscitato. Bonucci cercherà rivalsa a Berlino, Madama andrà avanti con il percorso di una nuova stagione appena partita, l’unica certezza è che, da ieri, si è chiusa definitivamente un’era in casa Juventus.

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