L'ultimo errore da non commettere è l'esonero di Tudor

Un valzer così imprevedibile e massiccio delle panchine italiane si era visto pochissime volte. Al momento, tra le teste di serie del nostro campionato, solo il Napoli ha certificato non senza sospiri la permanenza del suo condottiero. La storia è comunque risaputa: Conte si sarebbe sfilato dal progetto partenopeo con le classiche lacrime di coccodrillo, ma dalla carrozza di zucca nessun principe si è degnato di scendere per riconquistarlo con le necessarie lusinghe. Il vuoto di potere bianconero, nel momento decisivo della liberazione dell'amato, non ha reso possibile di convenire a seconde nozze, convincendo il “conte” a lasciarsi riabbracciare dal suo ultimo padrone rimasto ad aspettarlo. Quasi come in una favola, il finale amaro renderà l'unione impossibile per il resto della vita. E vissero tutti increduli e delusi, perché i prossimi incroci sul campo saranno contraddistinti da fischi e insulti. Altro che lacrime e cuoricini.
Potere – Quel vuoto è stato conseguenza dell'azzeramento dei poteri a Giuntoli, convinto di aver superato l'esame rispetto al suo antagonista Calvo. La proprietà ne aveva annusato le competenze, ma i due anni di permanenza a Torino ne avevano condizionato in negativo il giudizio. Messi a posto i bilanci, in linea di massima, erano stati però falliti gli obiettivi minimi per dare ancora credito al progetto tecnico. Agli esoneri di Allegri e Thiago Motta in meno di un anno, a cui si erano aggiunte alcune inspiegabili cessioni, sono seguite alcune operazioni in entrata alquanto discutibili, per prezzo e qualità. E il tutto ha fatto pendere, senza appello, verso l'immediato allontanamento con addirittura tre anni di contratto in essere. Un errore via l'altro che sembra aver risucchiato la vecchia Signora in un vortice di incertezza totale. Non ultimo quello che riguarda la conferma incondizionata di Tudor dopo aver centrato la qualificazione Champions.
Comolli – La credibilità della scelta ricaduta sul dirigente “tuttofare” Comolli passa prima di tutto dalla conferma o meno del tecnico croato. E soprattutto dalle motivazioni che espliciterà nella conferenza di presentazione di domani (martedì). Il progetto di rilancio della Juve, per un un nuovo manager, non può prescindere dalle certezze – poche o tante che siano – trovate. E l'allenatore è certamente una di questa. Virare verso qualcos'altro, con tutto quello che c'è da ricostruire all'interno del club, farebbe capire che gli algoritmi non c'entrano e che forse, se i nomi fossero tra quelli rimasti quali Mancini e Spalletti (!), cacciato dalla Nazionale, sarebbe un modo poco convincente per farsi accettare dalla nuova famiglia bianconera.
Caro Dott. Comolli, abbia il coraggio di dichiarare invece quali saranno realmente gli obiettivi stagionali della Juve. Sempre che la Juve, vera e coinvolgente, esista ancora. E se anche non ce lo potrà dire ufficialmente, ci dia almeno un motivo per credere che non proveremo, con tutto il rispetto, a imitare il suo ex Tolosa.

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