Obiettivo 4 gennaio: passione e pazienza, senza precoci labirinti di mercato.

Obiettivo 4 gennaio: passione e pazienza, senza precoci labirinti di mercato.TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Gianfranco Irlanda
domenica 27 novembre 2022, 20:58Editoriale
di Roberto De Frede
“Il tempo e la pazienza sono gli attributi più grandi di tutti i guerrieri” (Lev Tolstòj)

Siamo sinceri, questo mondiale lo stiamo scrutando en passant per inerzia, in quanto vuoi per l’anomalo periodo autunnale, vuoi per l’assenza dell’Italia, ci frega il giusto, nonostante la nascita di un nuovo poeta – emozionandosi avrebbe parlato così Pasolini - brasiliano, Richarlison, con la sua rovesciata contro la Serbia. Ogni goal è sempre un’invenzione, è sempre una sovversione del codice: ogni goal è ineluttabilità, folgorazione, stupore, irreversibilità. Proprio come la parola poetica e chi fa quel gol è un poeta esso stesso.

Molti guardano le partite di cartello, un po’ per riassaporare il bel calcio e per non perdere il contatto con lo sport di cui ci nutriamo quotidianamente, ma soprattutto a mo’ di “osservatori tecnici” dei propri beniamini, palpitando per loro quando cascano in terra o si infortunano (vedi ahimè Danilo) e in fondo in fondo sperando che la nazionale di cui fa parte l’osservato speciale esca quanto prima dal torneo, affinché i calciatori tornino integri e in tempi brevi alle loro squadre di appartenenza, pronti per il nuovo campionato di clausura. Preoccuparsi però, essere in ansia senza poter far nulla è dannoso come aver paura, serve solo a far diventare le cose più difficili di quanto non sono. Certo non possiamo pensare che Brasile, Francia, Serbia, Argentina, Polonia e USA (e non sono squadre buttate lì a caso…) dicano tutte addio al mondiale prima di accedere almeno agli ottavi, anzi per le prime due prevedo un lungo cammino. Nello stesso tempo ci fa un po’ rabbia ammirare gli undici bianconeri sudare, combattere, stancarsi e emozionarsi con un’altra maglia: ma quelle casacche colorate diversamente rappresentano la Nazionale di ognuno di loro e dinanzi a questa patriottica parola tutti devono alzare le mani, inchinarsi e onorare chi onora il proprio paese. 

Come i tifosi vivono questa sosta mondiale con tanta pazienza in attesa di altrettanto pathos, così alla Continassa bisogna lavorare sodo, ora con chi è rimasto e a Natale con tutti, con la calma dei forti e la passione degli eroi, per farsi trovare pronti a dare l’anima alla ripresa del campionato.

Al lettore potrà sembrare strano trovare queste due parole, così accostate, ma non è così, perché la loro etimologia le rende inseparabili. Passione e pazienza sono quasi sinonimi, non importa se la prima ci fa sobbalzare dalla sedia con impeto, euforia, slancio e se invece la seconda sulla stessa sedia ci fa sprofondare con la noia della lentezza del tempo che non passa mai. Saranno bizzarri gli etimi, ma non sono certo folli, né avari: se due parole derivano dalla stessa radice non è per risparmiare spazio nel dizionario, ma per urlarci qualcosa di necessario. Dal verbo grecо (páscho), che significa sia «soffrire», «impressionarsi», che «provare» «sopportare», ecco il latino patior, dal cui participio passato passus discende il sostantivo passio-passionis, donde la nostra parola passione, una sorta di perturbazione dell’animo, che per sua natura è destinata a passare, con tutto il tempo che serve, altrimenti detto pazienza. Non esiste passione senza pazienza, ci avete mai pensato? E non esiste pazienza senza il tempo che scorre. Che si attenda qualcuno o qualcosa l'idea di attesa è intrinseca a quella di desiderio, altrimenti che desiderio sarebbe? Ciò che ci ricorda e ci obbliga a ricordare la potenza di questo doppio etimo è che ogni passione richiede tempo, e forse per la Juventus proprio il tempo dal sapore biblico di quaranta giorni, per ricominciare in Italia e in Europa ad essere protagonista assoluta. Ci vuole pazienza e una certa dose di fatica e tenacia per vivere appieno una passione e raggiungere gli obiettivi prefissati, e questo al comando generale bianconero lo sanno benissimo. Gli italiani rimasti in patria, e non sono pochi, compreso il più forte attaccante azzurro e un tale francesino che porta sulle spalle il numero 10, devono cercare di raggiungere la forma fisica perfetta, per dar modo ad Allegri di riavere una rosa molto ampia dalla quale attingere petali luminosi colorati di un rosso fuoco e dar vita alla scalata trionfale con l’aiuto dei reduci mondiali.

Trovo fuor di luogo già parlare di mercato, sempre mercato, continuamente mercato: un luogo appartato, diceva Diogene il Cinico, dove gli uomini possono ingannarsi l’un l’altro. Indubbiamente imbrogliato e corrucciato si sente un bambino di oggi che non fa in tempo ad incollare una figurina Panini sul suo prezioso album, che già la deve rimuovere, col timore di stropicciarla, per riappiccicarla in un’altra pagina! Un labirinto, il calciomercato, nel quale chi è certo di conoscere la giusta via si perde ugualmente trascinando con sé tutti gli altri.

Rabiot (e madre-padrona al seguito) che chiede il tesoro del conte di Montecristo già è dato in partenza verso altri lidi! Per Paredes che avrà giocato si e no una mezz’oretta con la Juve già il signor Cherubini parla di un probabile sostituto! Bonucci l’eterno “caso”, si trasforma in mister Hyde quando ricompare mister Max in panchina, sempre sul piede dell’addio! Infine l’estenuante e continua infruttifera giostra dei giovani rampolli… restano Miretti, Fagioli, Soulé, Iling, Gatti o qualcuno andrà via? Milinkovic-Savic (che fra poco sbrigherà le carte pensionistiche se non ci affrettiamo a prenderlo) arriverà o verrà scelto l’economico Rovella, con Cambiaso e Ranocchia?

Ma si può per una volta pensare all’OGGI, alla stagione in corso, tentando di non buttarla all’aria, al campionato, all’Europa League e perché no anche alla bistrattata Coppa Italia? Tanto di doman non c’è certezza scriveva Lorenzo de’ Medici (quello detto il Magnifico) nella sua Canzona di Bacco!