Il problema della Juve ormai è endemico: serve una terapia d'urto
Nemmeno il cambio in panchina ha modificato lo stato di salute della Juve. Spalletti si sta sdoppiando tra allenatore e psicologo, finora missione fallita. Serve una sterzata radicale per evitare il disastro
Spalletti continua a dire che bisogna alzare il livello qualitativo per rivedere una Juve degna di questo nome. Pura verità, realismo, facile da comprendere. Ma questi giocatori sono in grado di farlo? Qui il dubbio è forte, quasi atroce se pensiamo al fatto che sono stati cambiati tre allenatori in sette mesi, eppure ci ritroviamo a parlare degli stessi problemi. Le idee scarseggiano, ma soprattutto manca la ferocia agonistica, essenziale per sopperire alla mancanza di altri elementi. La tecnica sopraffina, appunto. Carente nella maggior parte della squadra. Quindi entriamo nel campo della personalità. Come diceva Luis Enrique ai tempi della Roma, questa non si compra al supermercato. Probabilmente aveva ragione, però ci si può lavorare.
Spalletti nega di fare lo psicologo, ma nelle prime uscite da tecnico della Juve ha lanciato diversi messaggi proprio su questo fronte. La squadra finora non ha risposto presente. Chi non è in grado di reggere certe pressioni, a fine stagione sarebbe opportuno andasse via. Nel gergo della medicina si chiama terapia d'urto. La stessa da adottare nell'immediato. Intanto nelle scelte. Se una formazione non va, si cambia. I giocatori che non rispondono agli stimoli, restano in panchina fino a data da destinarsi. O meglio, salvo rimboccare la retta via. E' l'unico modo per provare ad invertire un trend che si sta facendo pericoloso. In Italia e in Europa. A proposito, dopo il Bodo Glimt ci saranno Pafos, Benfica e Monaco. Sulla carta avversari abbordabili, ma conta il campo. Se la Juve uscisse anzitempo dalla Champions, sarebbe un disastro economico. Così come nel caso in cui non arrivasse tra le prime quattro in campionato. Con inevitabili ripercussioni sotto ogni aspetto.
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