Sei mesi di speranza o di profonda agonia.
Sei mesi di speranza o di agonia. Non si scappa, non ci sono vie di mezzo. La strada è segnata e il bivio ormai prossimo: se l’andazzo è quello di Firenze prepariamoci al peggio se invece si dovesse accendere qualcosa, allora forse la luce in fondo al tunnel si potrebbe cominciare ad intravedere. Già, ma cosa si può accendere? La vera domanda è questa. Spalletti ha davanti a sé una montagna non facile da scalare ma ha anche la giusta esperienza per provare ad invertire la rotta, che sia chiaro non vuol dire vincere scudetto e Champions, ma tornare ad essere Juventus. Quello che purtoppo manca alla maggior parte dei giocatori che oggi indossano la maglia e tutti noi sappiamo quanta differenza intercorre tra vestire una maglia e portarla rispettando la sua storia. Perché i limiti si possono accettare, la supponenza e una certa arroganza no. Non ci sono campioni nella rosa e lo sappiamo benissimo ma proprio per questo si dovrebbe sopperire con altre caratteristiche. Invece ci troviamo di fronte ad una squadra che passata in vantaggio a Firenze alla fine del primo tempo, torna in campo spaesata e spiazzata con il risultato di farsi uccellare da un tiro normale da un giocatore normale che gioca in una Fiorentina fragile come un grissino. Una fotografia? il goffo tuffo di Di Gregorio fotocopia di questo inizio di stagione da dimenticare
Diciamoci la verità: subito il pareggio la sensazione di poter vincere la partita è rimasta una dolce utopia, quasi come un ricordo dei tempi che furono e che oggi sembrano troppo lontani. Poca grinta, errori tecnici, cambi tardivi, all’interno di una corrida che alla fine ha visto esultare i toscani per un pari che neppure loro avrebbero immaginato. Certo, di mezzo c’è anche l’orrore arbitrale al quale abbiamo assistito, una qualcosa contro regolamento ma che alla fine è passato quasi inosservato. Il silenzio dei dirigenti bianconeri è lo specchio di una società che pare ancora con il cartello lavori in corso. Preoccupante e indigesto soprattutto per i tifosi che hanno quel senso di abbandono e precarietà che non fa altro che acuire i difetti di una squadra evidentemente costruita male e con limiti evidenti
Ci sono poche certezze in questa Juventus, una potrebbe essere proprio Spalletti che al momento sembra lavorare più sull’aspetto mentale che su quello tecnico. Lucio dovrà però cominciare a farsi sentire anche con scelte forti e magari impopolari. Lo richiede il momento, decisivo, sia in campionato che in Champions. La scintilla, se scatterà, potrebbe già innestarsi stasera dove però serviranno qualità e carattere, elementi al momento sconosciuti. Dal gelo della Norvegia cominceremo a capire se ci aspettano sei mesi di agonia o speranza.. Voi che dite?
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