Tudor e i 3 comandamenti per guarire la Juve: scelte, flessibilità, coraggio

La pausa per le Nazionali permetterà a Tudor di studiare eventuali modifiche da apportare alla Juve per interrompere la cosiddetta pareggite. L'allenatore croato dovrà agire su formazione, aspetto tattico e ordinare alla squadra un atteggiamento meno timoroso.
La classifica parla di coabitazione con l'Inter, a -3 dal duo di testa Napoli-Roma. Sono 12 i punti conquistati dalla Juve di Tudor, frutto di tre vittorie e altrettanti pareggi. Squadra imbattuta dunque, ma il dato è relativo se pensiamo che metà delle partite giocate si sono chiuse con la X. Inevitabili i fantasmi mottiani, declinati alla pareggite, tanto più considerando anche le due gare di Champions League contro Borussia Dortmund e Villarreal. La squadra di Tudor non perde, ma allo stesso tempo non sa più vincere: l'ultimo successo risale al 13 settembre, rocambolesco 4-3 nel Derby d'Italia. Bisogna analizzare le modalità con cui maturano questi risultati, spesso si ripetono gli stessi errori, serve la medicina giusta per curare questa patologia. Altrimenti è concreto il rischio di fallire anche l'obiettivo minimo, vale a dire entrare tra le prime quattro. Traguardo necessario per continuare sulla strada della sostenibilità che dovrebbe portare al pareggio di bilancio nell'anno contabile 2026/2027. Spetta a Tudor trasformarsi da medico e guarire la sua squadra.
Tre i comandamenti. In primis le scelte. Grave non avere ancora una gerarchia sul centravanti titolare. Lo ha detto anche Del Piero. Non proprio uno qualsiasi. Cambiare di volta in volta non aiuta, innanzitutto la Juve, poi gli stessi giocatori. Se a Vlahovic tutto sommato potrebbe stare bene lo status di subentrante, certamente la girandola complica il processo di integrazione di David e Openda nella truppa, anche per capire il loro reale valore. Non possiamo credere che il canadese sia quello visto contro Villarreal e Milan. Capitolo Zhegrova, zero minuti nelle ultime due gare. Eppure si era parlato del kosovaro come alternativa a Conceicao. Anche in questo caso, stabilire titolare e suo vice, sarebbe cosa buona e giusta. Scalando sulla linea della mediana, dando per scontata l'esclusione di Koopmeiners fino a data da definirsi, la coppia centrale titolare resta Locatelli-Thuram. Il problema però è sulla destra, dove Tudor continua a schierare Kalulu, un adattato, essendo il francese un terzino, con patente da centrale. Quindi segnale conservativo. Joao Mario che fine ha fatto?
Detto delle scelte da definire, ci sono altri due aspetti. La flessibilità tattica. Se il 3-4-2-1 non funziona, bisogna cambiare. E non solo in casi di necessità, come contro il Milan, quando la Juve è passata al 3-5-2. Qualche volta bisognerebbe farlo dall'inizio, in base all'avversario, quindi al tipo di gara. La fase difensiva soffre, aggiungere un elemento in più a centrocampo per proteggerla, potrebbe essere una soluzione. A quel punto sarebbe inevitabile la linea arretrata a 4. Tudor sarebbe disposto a modificare l'assetto? Un allenatore diventa grande anche per la sua capacità di cambiare, di trovare una sintesi tra le sue idee e le caratteristiche dei giocatori a disposizione. Poi l'atteggiamento. La Juve ha paura di osare, quindi maggiore coraggio è la parola d'ordine. Salvo che nelle prime due gare contro Parma e Genoa, la truppa non è scesa mai in campo con l'intenzione di comandare il gioco, o comunque non è riuscita a farlo. Il 3-5-2 contro il Milan di cui sopra, è stata una modifica in chiave conservativa, della serie “mi accontento del pareggio”. La parola vincere deve tornare assolutamente preminente. Igor lo sa. Ora tocca a lui.
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