Dossieraggio illegale non è uguale a libertà d'informazione

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lunedì 4 marzo 2024, 14:00Primo piano
di Mirko Nicolino
Tutti innocenti fino a prova contraria, ma farsi passare documenti ottenuti illegalmente per confezionare scandali giornalistici non è normale

Sta tenendo banco in questi giorni la maxi inchiesta da parte della Procura di Perugia in merito a quella che sembra essere la più grande violazione delle banche dati statali nella storia recente. Si parla addirittura di 800 persone spiate illegalmente, ovvero senza le dovute procedure di legge: tra di loro anche, casualmente, esponenti della Juventus (di tesserati di altri club non v’è traccia al momento in cui scriviamo) come l’ex presidente Andrea Agnelli, l’allenatore Massimiliano Allegri e l’ex centravanti Cristiano Ronaldo (c’è anche il presidente FIGC Gravina).

Le accuse sono ovviamente tutte da provare (noi ci teniamo assolutamente alla larga dai processi di piazza che piacciono tanto al sentimento popolare), ma dalle indagini sono emersi anche i nomi di alcuni giornalisti. Ad oggi assolutamente innocenti, ma c’è una questione che non può essere assolutamente accettata: spacciare il dossieraggio illegale per libertà di espressione.

Ai colleghi coinvolti nella vicenda, fino all’accertamento dei fatti, va riconosciuta l’estraneità ai fatti, ma non si può essere assolutamente d’accordo con alcuni comunicati di sostegno pubblicati da determinate testate giornalistiche in queste ore. La libertà di espressione e di informazione non sono garantite quando a un giornalista viene messo il bavaglio e gli viene impedito di pubblicare informazioni decisive per fornire a chi legge il quadro globale di una notizia. Con questo, invece, non ha nulla a che vedere la pratica, un brutto vizio italiano purtroppo, di chiedere e ottenere dai magistrati (spesso utilizzati come vere e proprie banche dati) documenti riservati e per giunta ottenuti senza le dovute autorizzazioni, per pubblicarli con scopi scandalistici.

Ribadisco, nessuno è colpevole fino a prova contraria, ma servirsi di intercettazioni carpite illegalmente, ricevere e pubblicare documenti privati di Agnelli, Allegri o chicchessia, non è fare informazione. E chi lo fa ne deve rispondere alla legge e all’Ordine di competenza.