La Juventus s'è fermata a Cardiff, ma ora è il momento di guardare avanti in attesa delle motivazioni

La Juventus s'è fermata a Cardiff, ma ora è il momento di guardare avanti in attesa delle motivazioniTUTTOmercatoWEB.com
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
lunedì 30 gennaio 2023, 09:30Altre notizie
di Vincenzo Marangio

Oggi è il d-day in casa Juventus, il giorno della pubblicazione delle famose motivazioni che hanno portato alla penalizzazione di 15 punti per la Juventus a campionato in corso, un evento che, piaccia o no, sta determinando la stagione bianconera. No, non è un alibi, sia molto chiaro, però non è neanche una cosa trascurabile, bisogna piazzarsi nel mezzo tra eccesso di onestà nel darsi tutte le colpe del mondo e giuste considerazioni nel capire che l'essere umano patisce, per forza di cose, gli eventi. E quello di passare in sedici giorni dal poterti portare a - 4 dalla capolista a dover lottare per non retrocedere è uno di quegli eventi che vanno metabolizzati e non bastano bonifici milionari in busta paga per alleggerire l'anima come nulla fosse. Però, e sia detto anche questo con estrema chiarezza, non è neanche l'alibi di un "naturale calo di concentrazione" di cui ha parlato Di Maria nel post sciagura di domenica pomeriggio. Perché tutti i turbamenti del mondo non possono e non devono mai partorire l'abominio visto in campo contro il Monza. Considerato l'enorme differenza di tasso tecnico in campo e uno stadio a caricare la squadra. 

Da tre anni a questa parte, ogni volta che la Juventus si trova davanti ad un punto talmente basso da considerarlo il fondo, riesce sempre ad avere l'abilità di scavare ancora e quando davanti a questo scempio i tifosi bianconeri chiudono gli occhi tornano, quasi come per magia, alla notte di Cardiff. Perché è lì che sono cominciati gli errori anche se, paradossalmente, sono arrivati altri tre scudetti. Tricolori arrivati un po' perché il divario che aveva creato la Juventus con tutte le rivali di Serie A era ormai incolmabile e un po' perché a tutto questo si è aggiunto Cristiano Ronaldo che è stato delizia e croce della storia bianconera
La notte di Cardiff la Juventus accarezzò il sogno che insegue da tempo, da quando il compianto capitan Vialli alzò la Champions sotto il cielo di Roma, un sogno che sembrava vicino e che invece proprio Ronaldo (e Zidane, meraviglioso artefice dell'ennesimo trionfo madridista), spezzò. L'immagine che ci viene in mente è quella di Agnelli in campo ad abbracciare tutti, e stringere forte Higuain. Se tutto questo fosse un film, probabilmente a questa scena seguirebbe una sfumata con titoli di coda che raccontano la fine di un capitolo e l'inizio di una nuova era. E invece Allegri volle riprovarci, Agnelli glielo concesse appoggiando l'idea di Paratici di portare a Torino Ronaldo e respingendo, fino al licenziamento, le resistenze di Marotta che temeva un tracollo economico. Il resto della storia la conosciamo bene tutti. 

A cavallo tra il XVI e XVII secolo, il poeta e drammaturgo inglese William Shakespeare scrisse uno dei suoi tanti capolavori teatrali dal titolo "Il mercante di Venezia". Tra i tanti meravigliosi passaggi di questa meravigliosa opera, m'è tornato in mente un passo che recita così: 

"Chi è troppo sazio soffre come chi muore di fame; non è fortuna da poco quindi stare nel mezzo. Il superfluo fa venire più presto i capelli bianchi mentre avere solo il necessario fa vivere più a lungo"

Quella notte di Cardiff alla Vecchia Signora vennero per la prima volta, dopo tanti elogi meritati di bellezza immutata, i capelli bianchi. Quelli di chi pensa di avere ormai tutto in Italia, al punto da considerare superfluo continuare ad investirci, lavorarci e strutturarsi per conservarlo integro ambendo, invece, ad una troppo rapida crescita internazionale per arrivare ad alzare quella coppa o per tornare ad essere protagonisti fuori ai confini. Nasce probabilmente anche da lì l'idea della SuperLega, non è un caso che se ne cominciò a parlare tra club europei nel 2015. Agnelli ci credeva più di tutti, insieme a Florentino Perez e Laporta, ritenendo la sua Juventus strutturata come il Real Madrid e il Barcellona. Peccato di superbia punito ancora oggi da una guerra fredda ancora in atto tra Ceferin e i dissidenti tra gli inconsapevolmente subalterni club europei. Sia chiaro anche in questo caso, la guerra intrapresa dai tre moschettieri è giusta, perché per continuare a poter rendere sostenibili le spese i grossi club che più degli altri investono nel calcio hanno diritto ad incassare di più. Senza di loro, infatti, non si acquisterebbero campioni, non si manterrebbe alto l'enorme bacino di tifosi al seguito finendo di immettere nel movimento calcistico i soldi che servono ad alimentarlo fino a portarlo al collasso. E a quel collasso ci stiamo arrivando

Ma il motivo di questo articolo non è tornare sui fondamenti della tutt'altro che smarrita SuperLega, quindi non mi addentro oltre, ma una cosa è certa: l'attacco subito dalla Juventus è di natura politica e nasce esattamente dall'affronto a Ceferin, affronto che il Real Madrid e il Barcellona sapevano avrebbe potuto portare ad un bagno di sangue e per questo si sono strutturati, problema e necessità totalmente snobbate da Agnelli. La Juventus infatti, dopo aver dato il benservito a Marotta, non ritenne di doversi dotare di una importante figura managariale, non pensò di dover prima sistemare conti e bilanci e cioè i primi appigli su cui sarebbe nata una guerra (quella che stiamo vivendo), Agnelli non ritenne di doversi fare i conti: Ronaldo o conservare i soldi per affrontare le eventuali sanzioni da una sconfitta nella guerra contro Ceferin? L'ex presidente della Juventus scelse di attaccare l'Europa in due modi, sul campo e fuori. Sul campo acquistando il giocatore più forte (ma anche il più costoso) e fuori, alleandosi con Madrid e Barcellona per un golpe nascosto, improvvisato e mal organizzato contro Ceferin. Ma l'imprevisto era dietro l'angolo, e il Covid è stato un virus che ha travolto le difese immunitarie anche dei conti del calcio, soprattutto di chi era impreparato. Il Real aveva messo un tesoretto da parte e infatti ha continuato a vincere la Champions; il Barcellona è stato costretto a cedere Messi, perdere molto dal punto di vista dell'incidenza europea ma restando ad alti livelli in Liga; la Juventus, quella che aveva prestato meno attenzione a struttura societaria e rischi d'impresa a bilancio ne è uscita devastata. E le uniche due strade percorse sono state i rifinanziamenti di Elkann e un eccesso di plusvalenze

Ed è qui che probabilmente Ceferin, con l'appoggio, sempre probabilmente, delle Istituzioni italiane, Gravina in primis, che certamente non vedrebbero di buon occhio investitori importanti dirottati verso un campionato internazionale che avrebbe oscurato del tutto quelli nazionali, è intervenuto, attaccando, ferendo e affondando la Juventus. Tanto che ora il club bianconero, non più in mano ad Agnelli e quel cda costretto alle dimissioni si trova davanti ad un bivio: stringere la mano a Ceferin e uscire dalla SuperLega abbassando la testa, o affrontare la bufera, ristrutturandosi consapevole che ci vorrà tempo prima di tornare forti almeno come prima. 

E torniamo al punto dell'apertura: in attesa delle motivazioni di oggi che ci diranno quanto sono attaccabili e ribaltabili davanti all'arbitrato del Coni, la Juventus si è vista punita con 15 punti che hanno cambiato da un giorno all'altro tutto il senso di una stagione dopo una rincorsa vincente e dispendiosa. E la puzza di bruciato che avanza, e sembra non portare buone notizie, non può che incidere inconsciamente nella condotta in campo dei giocatori. Umano certo, ma ora è proprio di Uomini che c'è bisogno e nasce da qui l'appello di Allegri: chi non se la sente, faccia un passo indietro perché qui da oggi si scherza con il fuoco...