Non solo Inzaghi: Comolli guarda anche in Arabia e pensa a Pioli

Nelle estati incerte, nei pomeriggi caldi che profumano di cambiamento, la Juventus si guarda allo specchio e fatica a riconoscersi. Ha cambiato abito, dirigenti, allenatori. Ha perso l’arroganza antica, quella che faceva tremare le gambe agli altri solo a sentirne il nome. Oggi è un club in attesa. Di cosa, forse nemmeno lei lo sa fino in fondo.
C’è Igor Tudor sulla panchina, una figura silenziosa e concreta, che lavora e osserva. Ma non basta più lavorare: serve incarnare una visione, ispirare, ridare senso. E in attesa che Tudor diventi certezza o si dissolva nell’ennesimo addio frettoloso, Damien Comolli – il nuovo direttore tecnico con idee cosmopolite e antenne sempre accese – riflette. E torna indietro con la memoria. A Stefano Pioli.
Già, proprio lui. L’allenatore dell’ultimo scudetto del Milan, ora alle prese con i petrodollari dell’Al-Nassr e con Cristiano Ronaldo in area. Non è più solo “un ex”, non è un nome a caso. È un nome che nei corridoi bianconeri ha ancora un’eco gentile. Pioli conosce il campionato, i suoi tic, i suoi tempi. È educato, sobrio, aziendalista. Qualcuno lo vede come un traghettatore elegante, altri come un’opzione credibile in un mare di rifiuti eccellenti. E allora Pioli sì, potrebbe tornare. I primi contatti – dicono – ci sono stati. Indiretti, certo, ma abbastanza chiari da far riflettere. Nel frattempo il tempo passa, e il mercato non aspetta. La Signora riflette, ma non può permettersi di farlo ancora per molto. Perché la prossima mossa – questa sì – dovrà essere quella giusta. O sarà l’ennesima estate da dimenticare.
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