Pastore: "Se non fosse Conte, direi che sono parole di uno che ha gettato la spugna"

Pastore: "Se non fosse Conte, direi che sono parole di uno che ha gettato la spugna"TUTTOmercatoWEB.com
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di Daniele Petroselli

Giuseppe Pastore, giornalista di Cronache di Spogliatoio, ha parlato della situazione del Napoli e di Antonio Conte a 1 Station Radio: "Diciamo che negli ultimi tempi la linea di Conte è un po’ deragliata. Abbiamo avuto un Conte che, a ogni intervista, aveva un bersaglio: prima i giornalisti, poi l’ambiente, poi i dirigenti, infine i calciatori. È stato un Conte molto attivo, molto forte a livello comunicativo, pronto a difendere il Napoli da chi gli vuole male o da chi, secondo lui, dà fastidio alla squadra. Ha lanciato frecciate anche verso i fisioterapisti e lo staff medico per i tanti infortuni, fino ad arrivare — dopo la sconfitta di Bologna — a puntare il dito contro lo spogliatoio, senza più fare distinzioni tra vecchi e nuovi. Ha parlato di mancanza di cuore, di spirito. Parole pesanti, definitive. Se non fosse Antonio Conte, direi che sono parole di un allenatore che ha gettato la spugna. Dichiarazioni come ‘non voglio accompagnare un morto’ o ‘non c’è più cuore’ denotano una situazione ben chiara. Parlare così di una squadra che, pur in difficoltà, è ancora in corsa per tutto, mi sembra eccessivamente catastrofista. A meno che non abbia voluto dare una scossa forte prima della sosta, per provare a risvegliare un gruppo che effettivamente appariva spento — anche per colpa sua, secondo me".

E ha aggiunto: "Similitudini con quanto accaduto in altri club?  No, non direi. In Italia lasciò l’Inter dopo aver vinto lo scudetto, non dopo una crisi. Aveva trovato difficoltà all’inizio, ma fu pragmatico: abbassò la squadra di venti metri e divenne la miglior difesa del campionato. A Napoli ha provato a fare una cosa simile dopo l’infortunio di De Bruyne, ma il risultato è stato una squadra che non segna più e crea poco. La partita di Bologna mi ha ricordato il doppio confronto Milan-Tottenham del 2023: un Conte già a fine esperienza, segnato anche dalla morte improvvisa del suo grande amico e preparatore Ventrone. Lo vedevo spento, quasi disinteressato. Non credo sia così adesso, ma il suo atteggiamento in panchina — più distaccato, meno furente — ricorda un po’ quel periodo. E questo, per Conte, non è mai un buon segnale".