Che viaggio sta facendo la Juventus?
Che tipo di percorso sta facendo la Juventus? Dal gotico duomo di Milano, alla cattedrale in stile barocco inglese di Birmingham, verso la basilica di Santa Croce a Lecce sita accanto all’ex convento dei Celestini, manifestazione più elevata del barocco leccese. A dirla così, una sorta di pellegrinaggio, un viaggio compiuto per devozione, ricerca spirituale, o penitenza. Il silenzio degli ultimi due pareggi a reti inviolate, la "caporetto" degli infortuni, le assenze solo apparentemente non giustificate di alcuni presunti titolarissimi e il letargo della società, danno l’idea che la Vecchia Signora stia in un periodo di ritiro conventuale, ma dovrà pur ridestarsi da questo stato di quiete soporifera. Senza gol e vittorie non si cantano messe. Giocare a calcio è ben altra cosa, e i pareggi in Europa come in Italia non fanno altro che allontanare la Juventus dalla possibilità di essere protagonista in questo viaggio, che si chiami campionato di Serie A o Champions League.
È pur vero che nella letteratura classica il viaggio è di segno negativo e di esito per lo più infausto, perché viola i confini della natura: il volo di Icaro accostatosi troppo al sole, la spedizione degli Argonauti alla ricerca del vello d'oro, il viaggio di Ulisse oltre le Colonne d'Ercole, lo sbandare di sbaglio in sbaglio di Edipo, l`andata all' Ade senza ritorno di Orfeo. Davvero la Juventus vorrà emulare questi illustri predecessori? La sua storia ha sempre scritto altro, e immagino che l’intenzione di cambiare non sia contemplata. Si aggiunga che il viaggiare per terra e per mare era ritenuto sintomo e simbolo di incapacità di stare con se stessi (levitas) e di instabilità interiore (inconstantia): coloro che fanno crociere, dice Orazio nelle Epistulae, cambiano il clima, non l'animo. Incalza Seneca nel De tranquillitate animi: «A che giova fuggire se uno non sfugge se stesso, il vero molestissimo compagno che ci sta addosso?».
Bisognerà attendere Francesco Bacone, il fondatore della scienza moderna, per concepire le Colonne d'Ercole non più come una difesa, ma come una barriera da infrangere. Per ogni uomo il viaggio non avrà mai né sosta né fine, perché alle estremità abbiamo piedi e non radici. Tanto è che nel frontespizio della sua Instauratio Magna, edito a Londra nel 1620, il filosofo londinese si valse dell'icona delle Colonne d'Ercole superate dal veliero del nuovo sapere, per esprimere il limite oltre il quale l'uomo ambisce ad andare, per sempre conoscere anche a rischio di sfidare l'ignoto. «Molti passeranno di qui e la scienza aumenterà» (Multi pertransibunt et augebitur scientia) fece scrivere in fondo al frontespizio, quasi a programmare nuove frontiere, in tutti i sensi, ed a suggerire ai reprobi il coraggio di andare oltre il piccolo mondo in cui tante superstizioni avevano relegato i loro avi. Si viaggia perché si vuole ○ perché si deve, per speranza ○ per disperazione; e per l'innato desiderio di conoscere per la nostra indelebile curiositas. Oltre l'immanenza e la saturazione del presente.
Che questa sera a Lecce la Juventus, come doverosamente e splendidamente impone lo sport, sia baconiana, e non solo stasera, per intraprendere nuovamente quel viaggio oltre le colonne d’Ercole, che non dia quindi solo pareggi, impantanamenti e false speranze, ma che faccia nuove conoscenze con la gloria e la vittoria, veri e unici obiettivi da quando quei ragazzi nel 1897 puntarono lo stretto di Gibilterra, superandolo e doppiandolo infinite volte.
Roberto De Frede
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