Il sorpasso della tartaruga. E ora prendetela, la Juventus, se ci riuscite…

Il sorpasso della tartaruga. E ora prendetela, la Juventus, se ci riuscite…TUTTOmercatoWEB.com
domenica 28 gennaio 2024, 22:01Editoriale
di Roberto De Frede
“Lunga la fila, stretta la via, fece un sorpasso e… così sia.” (Marcello Marchesi)

Una prova di forza con l’Empoli. In dieci contro undici non sempre la teoria di Nils Liedholm paga. Nonostante tutto… la Juventus merita tanto ottimismo, quasi quanto quello profuso in un aforisma di Alphonse Karr: «alcune persone si lamentano perché le rose hanno spine. Io sono felice che le spine abbiano rose».

La Juventus in questo momento è lì sopra, prima in classifica: io la voglio vedere così.

C’è qualcuno al volante di una fiammante Lancia Aurelia B24S Convertibile seconda serie del 1956. Non si tratta di un uomo dal fare scanzonato, allegro e vorace, falsamente galante e autenticamente sfacciato, intriso di cinismo malinconico, che non manca di far ridere chi ne segue le gesta, pur riconoscendone l’incapacità di superare uno stadio infantile della vita. Non si tratta stavolta di un uomo affascinante, dall’accento romano e dalla parlantina sciolta, mosso da una prepotenza che anche se può dar fastidio non arriva mai a essere odiosa, perché sul giudizio morale che si potrebbe esprimere di questo italiano si impone sempre il sorriso che il personaggio sa provocare. Non è seduto alla guida Vittorio Gassman, come nel road movie più famoso della commedia all’italiana, “Il sorpasso” di Dino Risi, dove la strada e il percorrerla è in quel caso tanto elemento fondante del procedere della storia, quanto metafora di una via imboccata da un paese che si diverte senza sapere con certezza quale sia la sua destinazione e le sue conseguenze.

Ora è una Vecchia Signora che ha le mani su quell’elegante volante di mogano a tre razze, ma non peregrina senza meta come Bruno Cortona alla ricerca di un telefono pubblico in un ferragosto romano: il traguardo da raggiungere è ben presente nella mente della Juventus, e intanto guarda dallo specchietto retrovisore la sorpassata Inter, dando un colpetto di clacson a tromba, tanto fastidioso per chi restava dietro a guardare la “Cavallina” volare verso un orizzonte tricolore.

Nonostante pronostici di intelligenze artificiali e artificiose, la famigerata lepre nerazzurra, oggi nell’imboscata viola, è stata superata dalla tartaruga bianconera, e il prossimo turno di campionato vedrà in scena alla Scala del Calcio lo scontro tra le prime della classe che può valere un bel pezzetto di scudetto.

La metafora leporina pare non abbia portato molto bene ai trionfatori della Supercoppa d’Arabia, né con la caccia e i cacciatori di domenica scorsa, né oggi con la simpatica mia tartaruga, tanto cara a D’annunzio da regalarne una d’oro come portafortuna a Tazio Nuvolari, “all’uomo più veloce l’animale più lento”, così il Vate a Nivola. Eppure è cosa risaputa sin dal VI secolo a.C., grazie ad una favola di Esopo, che la virtuosa e lenta tartaruga vince alla corsa la veloce e spocchiosa lepre.  «La lepre un giorno si vantava con gli altri animali: "nessuno può battermi in velocità - diceva - sfido chiunque a correre come me". La tartaruga, con la sua solita calma, disse "Accetto la sfida". "Questa è buona!", esclamò la lepre, scoppiando a ridere. "Non vantarti prima di aver vinto" replicò la tartaruga. Così venne stabilito un percorso e dato il via. La lepre partì come un fulmine: quasi non si vedeva più, tanto era già lontana. Poi si fermò, e - per mostrare il suo disprezzo verso la tartaruga - si sdraiò a fare un sonnellino. La tartaruga intanto camminava con fatica, un passo dopo l'altro, e quando la lepre si svegliò, la vide vicina al traguardo. Allora si mise a correre con tutte le sue forze, ma ormai era troppo tardi per vincere la gara. La tartaruga sorridendo disse: "Non serve correre, bisogna partire in tempo"». A volte con l'impegno e la fatica si può ottenere ben più che con un talento naturale, e una Juventus con tanti operai specializzati può fabbricare trionfi fusi con metalli preziosi e cesellati di pietre preziose.

Ormai, signori miei, il piccolo sorpasso c’è stato. Avere la Juventus sulla testa in classifica, con o senza recuperare una partita, è quasi quanto per Eschilo avere una tartaruga sul suo capo… Servirebbe allora ai nerazzurri un’altra metafora più fausta in previsione del derby d’Italia, per darsi più forza e speranza. Saranno allora sicuramente contenti che li paragoni all’eroe greco Achille, piè veloce, sicuri che potranno superare facilmente la tartaruga bianconera seppur avanti di qualche punticino asteriscato. Detto tra noi, speriamo che i rivali interisti non se la prendano molto, permalosi come sono, quando andranno a leggere il filosofo Zenone di Elea, il quale in un suo famoso paradosso - cui mi riferivo nell’augurare ogni bene all’Inter - dimostrò che Achille, dando un piccolo vantaggio alla tartaruga, non avrebbe mai raggiunto il simpatico oviparo, di modo che l’interista Achille potrà correre a perdifiato all’infinito, riuscendo solo a ben memorizzare la targa posteriore della mitica Aurelia!

Cordialmente Vostro

Roberto De Frede