Juve poco credibile quando si sfalda come col Sassuolo
Allegri annusa sempre il nemico arrivare dall'esterno, ma la pesante sbandata di Reggio Emilia lascia affiorare un qualcosa che nessuno si aspettava. Quantomeno dopo una scia positiva convincente e prima di un ciclo vantaggioso per ribadire i propri valori di forza “scomoda” del campionato. Quale sia la vera dimensione della Juventus ce lo dirà solo il tempo. E dicembre è segnato sul calendario per tracciare un primo significativo bilancio. Come dice però Allegri – e su questo il sentore è giustificato - la squadra non possiede il giusto equilibrio mentale per intuirne anche solo lo stato nel breve periodo. Il ragionamento parte dalla necessità-volontà di ricostruire un gruppo smantellato nella sua componente d'esperienza, da Cuadrado a Bonucci passando per Di Maria, e ridisegnato con prospettive di forte valorizzazione del proprio parco giocatori. Insomma, una vera e propria rivoluzione dopo anni di accanimento su progetti costosi e diametralmente opposti.
Amarezza - Torniamo all'effetto devastante della sconfitta rimediata con un Sassuolo che non si aspettava di poter sbriciolare, con relativa semplicità, una squadra modulata per sfruttare anche la settimana senza Coppe. E invece dopo la convincente vittoria con la Lazio, che ha però già perso tre partite delle cinque giocate, è arrivato il primo ko oltretutto dopo aver lavorato l'intera settimana senza il tradizionale e dispendioso impegno europeo. E allora dove sono finite l'intensità, la corsa, la brillantezza dei singoli e di squadra? La Juve era incompiuta una settimana fa e resta tale adesso con i problemi amplificati dalle imbarazzanti ingenuità di Szczesny e Gatti, non inferiori però ai limiti strutturali e di personalità. La squadra può arrivare neppure troppo comodamente tra le prime quattro della classifica e soprattutto non può mostrare tanta imprecisione tutta assieme. Se il Sassuolo, impoverito di qualità rispetto all'anno scorso, è riuscito a controllare e prendere il sopravvento della Juventus allora si aprono due strade per capirne le ragioni: esistono le giornate no oppure Allegri è bravo a nascondere ogni volta quello che il risultato dice e non dice. Si vince con concretezza e cinismo. Non si perde mostrando almeno un minimo di carattere e coesione. I limiti dell'allenatore sono noti e tornano d'attualità soprattutto in questi casi e tra i suoi più accaniti detrattori. Il vero problema resta la qualità del gioco quando si tratta di fare la partita e non di aspettare che la facciano gli avversari. Nessuno sta provando ad alzare l'asticella degli obiettivi per complicare i piani bianconeri, ma da parte di tutti - tifosi e addetti ai lavori - è lecito aspettarsi una Juve migliore nelle idee e nei movimenti. Compresi quelli che denotano, da fuori, poca tranquillità: Vlahovic quando viene sostituito, Chiesa che festeggia tirando per la giacca Allegri, Gatti che se la prende col team manager mentre prova a rincuorarlo e Danilo che perde le staffe con Perin che dalla panchina provava a esorcizzare il peggio. Senza dimenticare i cambi figli di troppi e cervellotici ragionamenti gestionali. Spero di sbagliarmi.
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