L'algoritmo Comolli incuriosisce e preoccupa

L'algoritmo Comolli incuriosisce e preoccupaTUTTOmercatoWEB.com
Oggi alle 00:49Editoriale
di Antonio Paolino
Il nuovo corso Juve punta tutto sull'algoritmo di Comolli per far tornare i conti e ritrovare la vittoria

La Juve ha cercato Comolli, vero. Ma prima aveva dato le stesse chiavi a Giuntoli, pur senza nominarlo amministratore delegato. E prima ancora, già privata dell'esperienza tecnica del figliol prodigo di Marotta, ovvero Paratici, aveva cominciato a navigare delegando quasi tutto all'allenatore in campo e parando i colpi, fuori, con figure che col calcio avevano avuto fino a quel momento poco a che fare. Da Arrivabene a Scanavino, ormai fuori dai giochi, fino al riconfermato Ferrero, commercialista di casa Elkann e presidente del club per dare un senso di continuità e controllo a quanto deve essere ancora portato a termine. Insomma, un progetto riveduto e corretto quasi ogni anno, e i motivi sono abbastanza evidenti e sotto gli occhi di tutti. Le uniche cose che non si possono negare sono le ricapitalizzazioni costate care alla proprietà per far ripartire, ogni volta, le ambizioni mai nascoste del club, in quel mondo di squali che è sempre stato il calcio.

Comolli – La scelta di un manager di alto profilo come Comolli, pur maturata in ambito calcistico, denota però la volontà di dare un taglio netto col passato e di puntare su una figura più in linea con le idee strategiche della proprietà. I quasi ottocento milioni messi a disposizione negli ultimi tre anni hanno di fatto convinto a cercare un professionista capace di limitare realmente le spese secondo criteri aziendali prefissati e senza condizionamenti derivanti dal risultato sportivo. Tutto facile in teoria, a patto di vincere, e senza principi di ridimensionamento. La Juve non è una squadra come le altre e l'equilibrio dei conti passa dagli investimenti e dal rischio d'impresa simile a quello dei migliori club al mondo. Non c'é algoritmo che tenga per definire quali siano i migliori giocatori da prendere per alzare il livello e la competitività. Oltre al rischio, c'è il fiuto di scovare giovani giocatori, ma anche la volontà, al pari della forza economica, di poter confermare i migliori senza vederseli soffiare sotto il naso.

Sfide – I risultati si vedranno alla fine di questo ciclo di tre anni. Insediato il nuovo cda e ancora alla ricerca del direttore sportivo, bisognerà costruire il ponte giusto tra l'allenatore e il vertice più in alto, passando appunto da un ulteriore uomo di campo. Diciamola tutta, la fiducia non deve e non può mancare, ma il percorso è davvero pericoloso. E vi spiego perché. Come nei discorsi di Comolli di questi giorni, il nostro ragionamento fin qui non si è ancora mai soffermato a dovere sulla qualità della squadra e soprattutto sulla “difesa” del progetto triennale. L'incongruenza più grande? La riconferma di Spalletti solo in caso di qualificazione champions. A pagare, si sa, sono sempre e solo gli allenatori. E chissà se l'algoritmo ne è informato!