L’insoddisfazione patologica del tifoso juventino

In questo particolare momento storico, la Juventus deve fare i conti con difficoltà oggettive, sia sportive sia finanziarie, oltre che con un’insoddisfazione patologica del tifoso juventino. Arriva Jonathan David? Tanto farà la fine di Koopmeiners. Modesto nuovo DT? Sì, ma al Monza non è che abbia fatto chissà cosa. Conceicao? Alla fine la Juve si è calata le braghe. E stiamo aspettando ancora il ds!
Qualunque cosa farà Damien Comolli questa estate, il tifoso juventino troverà sempre qualcosa di cui lamentarsi. Del resto è un trend che va avanti da anni e a cui hanno contribuito in maniera determinante i 9 scudetti consecutivi, che hanno dato una percezione errata delle vittorie e delle difficoltà che le stesse comportano, e una narrazione di alcuni buontemponi che antepongono “lo spettacolo alle vittorie”, salvo poi celebrare il vincitore di turno. Avete visto come gioca bene il PSG? Ah, che spettacolo, Luis Enrique che allenatore! Poi il Chelsea vince la finale del Mondiale per Club contro il PSG e improvvisamente… Andare a prendere subito Maresca, lui si che fa spettacolo (20% di possesso palla contro 80% del PSG)!
Non se ne esce, ve lo anticipo. Semplicemente perché si è persa di vista la realtà. Partiamo dal presupposto che nessuno vince sempre e non c’è scritto da nessuna parte che la Juventus avrebbe dovuto vincere 40 scudetti di fila. Anche perché molti di quelli che oggi si lamentano li chiamavano scudettini e non li festeggiavano più nemmeno. Le stagioni più recenti dovrebbero aver insegnato tanto a chi evidentemente non ricorda il lungo digiuno di scudetti tra l’ultimo di Trapattoni e il primo di Lippi…
Alla Juventus si è chiuso un ciclo importante di 10 anni quattro stagioni orsono e oggi nessuno sa quando la Vecchia Signora tornerà a primeggiare in Italia e a competere in Europa. Lo scorso anno sembrava che i bianconeri si fossero riavvicinati alla vetta con un terzo posto e la Coppa Italia, poi la rivoluzione Mottiana (16 nuovi innesti in prima squadra) fallita già a marzo e il passo indietro. Non è facile aprire un ciclo (chiedere al Manchester United), così come è facile che prima o poi quelle che continuano a vincere, come Bayern o PSG, si fermino per un bel po’ di stagioni. Sono i cicli dello sport, che ricalcano esattamente quelli della vita.
La Juventus, come farebbe chiunque altro, ci sta provando: cambiando spesso dirigenza, allenatori e tanti calciatori. Probabilmente quello dell’ultima stagione è stato un azzardo, ragion per cui con il nuovo corso Comolli si procederà nuovamente per step, con la speranza di salvare il salvabile degli investimenti recenti e aggiungere ogni anno alla rosa almeno 3-4 elementi di livello superiore. Un approccio più sano e razionale per tornare innanzitutto nell’Olimpo del calcio italiano, perché in quello internazionale è oggettivamente difficile per una questione strutturale del prodotto calcio nostrano. Ci vorrà tanta pazienza, chi non ce l’ha che dia pure sfogo alla sua insoddisfazione patologica, ma sappia che farà solo del male a sé stesso.
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