La leggenda Juventus appartiene anche a chi non è più tra noi

La leggenda Juventus appartiene anche a chi non è più tra noiTUTTOmercatoWEB.com
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
venerdì 13 ottobre 2023, 00:00Editoriale
di Franco Leonetti

Martedì sera è andato in scena l’evento tanto atteso dai tifosi. Together, Black and White Show, ha raccontato il legame inossidabile del centenario, solidissimo, tra Juventus e Famiglia Agnelli, un’occasione per celebrare e festeggiare un accadimento raro, che non ha eguali al mondo. Una parata di campioni, leggende bianconere e uomini che hanno fatto le fortune del sodalizio bianconero in un secolo di storia, un’occasione irripetibile per osservare, fianco a fianco, fuoriclasse assoluti come Platini, Zidane e Del Piero, tutti accomunati dall’indistruttibile Dna Juventus, oltre ad icone come Barzagli, Marchisio, Mandzukic, Ravanelli, Di Livio, Torricelli e tanti altri che hanno fortemente contribuito ad allevare generazioni intere di nuovi tifosi della Vecchia Signora. Certo, all’appuntamento mancavano personaggi epici che hanno contribuito in maniera forte e didascalica, anche in tempi recenti, alla mitologia Juventus, innalzandone prestigio e nomea e riempiendo di coppe e trofei il lungo palmares che la Juve ha inaugurato oltre un secolo fa. Domande, quesiti, interrogativi da parte di chi c’era sugli spalti e chi era posizionato davanti ai teleschermi, qualcuno ha voluto accendere la polemica della presenza di uno piuttosto che altri, dando fuoco alla miccia di controversie sterili e inutili, soprattutto in una serata di festeggiamenti che avevano l’intenzione di risultare globali, sotto l’egida indelebile dei colori bianconeri.

Uno dei momenti più emozionanti si è vissuto al minuto numero 9 della partita di calcio a sette, quando il gioco si è fermato ed è scattato l’applauso per celebrare il ricordo, il saluto, la memoria di un grandissimo campione come Gianluca Vialli, con l’intero palazzetto in piedi a rendere omaggio e l’Italia Juventina a battersi il petto, in onore di un capitano condottiero mai dimenticato e ancora oggi molto amato. In quei pochi secondi di pensieri arrotolati verso il passato, batticuori frementi di Juve e commozioni indissolubili spalmate nella storia, il mio pensiero è volato a tutti quegli uomini che hanno vestito l’amata casacca sul campo, onorandola ogni volta come una seconda pelle, magari vincendo, diventando calciatori noti, campioni celebrati, oppure gregari da qualche trafiletto senza mai vedere il proprio nome in prima pagina. E ancora le meteore, veloci come scie poco luminose ma che il firmamento Juventus lo hanno solcato, magari per poco, pochissimo tempo. Guai a dimenticare, poi, i pionieri, tali perché i tempi sono tanto lontani da essere totalmente diversi e inafferrabili, privi di esposizione mediatica, senza dimenticare tutti gli uomini che hanno lavorato nell’ombra oliando gli ingranaggi e rendendo la Juventus una macchina perfetta e vincente nel tempo: magazzinieri, massaggiatori, medici, preparatori, specialisti, piccoli dirigenti, dipendenti, autisti, e tanti altri profili che hanno sempre agito lontano dai riflettori. Se la Juventus è ciò che conosciamo oggi, a livello mondiale, lo si deve anche alla loro abnegazione e dedizione verso i colori sociali, al loro lavoro elargito alla causa.

Certo, presidenti, allenatori e soprattutto giocatori restano all’apice della piramide costituita da notorietà, fama, e simbologia, ma è impossibile tralasciare o scordare l’operato di tanti, tantissimi uomini, che sono passati in società: la festa di martedì sera è stata anche la loro, soprattutto la loro, accorpati tutti sotto lo stesso marchio che recita Juventus dal 1897. Impossibile poi non pensare a coloro i quali non ci sono più e che con le loro eroiche gesta hanno contribuito sul campo, o in zone limitrofe, all’ascesa della Signora più ammirata, divenendo simboli ed esempi indimenticabili non solo per la Juventus ma per l’intero calcio nazionale, europeo e mondiale. Gaetano Scirea, Pietro Anastasi, Paolo Rossi, lo stesso Gianluca Vialli non hanno bisogno di ulteriori etichette o definizioni vista la loro immensa grandezza calcistica. Ma il mio pensiero è andato anche ad Andrea Fortunato, Gian Piero Ventrone, Tino Castano, Omar Sivori, John Charles, Gianpiero Combi, solo per citarne alcuni di una lista lunghissima e quasi infinita di personificazioni bianconere che resteranno sempre nella Storia Juve, nei cuori dei tifosi, negli almanacchi stampati e nella memoria tramandata verbalmente tra padri e figli. Il Presidentissimo Boniperti, l’Avvocato Agnelli, il Dottor Umberto che hanno contribuito in maniera totale a far lievitare la Juventus fino a renderla un totem mondiale, senza tralasciare il primo presidente dell’epopea Agnelli, Edoardo, che volle fortemente acquisire la società, instaurando il primo sodalizio imprenditoriale-sportivo del nostro Paese. La Leggenda Juventus passa attraverso tutti questi uomini comprese storie tristissime, tragedie e scomparse premature come quelle dei 39 Angeli periti all’Heysel e le giovanissime vite spezzate di Riccardo e Alessio due promesse della Berretti. La Juventus, la Leggenda, appartiene fortissimamente anche a chi non è più qui, insieme a tutti noi.