Ora bisogna salvare il salvabile e poi ricostruire di nuovo tutto dalle basi non necessariamente da Conte

Ora viene il difficile che prima per la vera Juventus era anche il bello, una squadra nata per combattere fino alla fine su tutti i fronti e pronta a trovare energie nuove quando il gioco si faceva duro. Questa squadra, figlia di una programmazione e stagione fallimentare, non concede le stesse garanzie nonostante l'ottimo lavoro che in emergenza sta portando avanti Igor Tudor eppure bisogna trovare energie, cattiveria, qualità ed energie giuste per non fallire anche l'approdo alla prossima Champions League.
La proprietà darà garanzie economiche necessarie anche senza la partecipazione alla competizione europea più prestigiosa, ma sarebbe meglio arrivarci per poter contare su un extra budget che potrebbe velocizzare una ennesima ricostruzione necessaria per non vivere altre stagioni da incubo. Il punto però non è tanto quante risorse ci sono ma come vengono investite. Come ho raccontato più volte, sono molto deluso dal lavoro svolto da Cristiano Giuntoli l'uomo che ero convinto potesse riportare la Juventus ai fasti di un tempo, aspettative profondamente disattese che ha radici più profonde degli errori commessi dal Managing Director Football della Juventus. Questo club ha insegnato al mondo non soltanto come si vince ma come si costruiscono decenni di vittorie e lo ha fatto strutturandosi prima di tutto a livello societario con dirigenti competenti in ciascun ruolo, competenti della materia, capaci di costruire programmazioni epiche tramutatesi in vittorie in serie irripetibili. Una proprietà forte, un presidente appassionato, un amministratore attento, competente e in totale in sinergia con un direttore sportivo visionario. Questa la base da cui ripartire, quindi no, non bastano solo le risorse di Elkann e, con tutto il rispetto e il ringraziamento per il necessario lavoro sui conti, il presidente Ferrero non è certamente quel presidente appassionato capace di trasmettere identità a tutta la dirigenza e il gruppo di lavoro. Giuntoli ha un'ultima possibilità, tiri fuori molto di più dal cilindro e lavori in coppia con un amministratore delegato che lo alleggerisca di compiti extra puntando sull'allenatore giusto, capace di formare il gruppo e suggerire campioni o potenziali tali da rilanciare e con cui cominciare a costruire vittorie in serie.
Lo so che la maggior parte degli indizi e della volontà del tifo bianconero individua in Antonio Conte una scorciatoia per accelerare questo percorso, e mi starebbe anche bene, anche se non sono convinto personalmente che l'ennesimo ritorno sia la scelta giusta per guardare avanti nella direzione giusta. Ma la mia riflessione si appoggia esattamente alla premessa: con una società correttamente strutturata, non si vedrebbe solo in Antonio Conte la soluzione ma se ne cercherebbero altre che riporterebbero la Juventus ad essere club visionario capace di annusare la strada giusta per essere grande.
Prima di tutto ciò la testa passa al campo, almeno per tecnico e allenatore mentre il club deve anticipare la programmazione per il prossimo anno, riuscire a fare 4 punti contro Bologna e Lazio garantirebbe la strada per la Champions a patto che non ci si suicidi poi contro Udinese e Venezia, la follia di Yildiz mette in difficoltà Tudor che deve trovare soluzioni che non stravolgano la posizione del rigenerato Nico Gonzalez e garantisca l'appoggio giusto a Kolo Muani. Insomma è il tempo di ottimizzare le risorse e gettare il cuore oltre l'ostacolo due aspetti tra i tanti da recuperare per riconsegnare la Juventus alla storia.

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