Senza cuore ma con la testa: ieri ero arrabbiato con Elkann oggi lo sono di più con Agnelli e Paratici. Vi spiego perché...

Senza cuore ma con la testa: ieri ero arrabbiato con Elkann oggi lo sono di più con Agnelli e Paratici. Vi spiego perché...TUTTOmercatoWEB.com
mercoledì 24 maggio 2023, 17:20Editoriale
di Vincenzo Marangio

Probabilmente, quello trascorso, è stato uno dei lunedì più neri della storia della Juventus. Insopportabile, penoso, deludente, avvilente
Chi vi scrive, quando tutto ha avuto inizio lo scorso 20 gennaio, si voleva sforzare di credere ancora nella giustizia sportiva, di credere che tutto sommato, anche se con una velocità diversa, avrebbe conservato una logica molto vicina al Diritto adeguata alla Giustizia ordinaria, solo più veloce. Quanto ero lontano dalla verità lo si è capito davanti al Collegio di Garanzia del Coni, quando, invece di annullare seduta stante una penalità già di per sè profondamente ingiusta e illegittima, la si è rispedita al mittente per farla ricalcolare. Lì per me è finito tutto. Non ci sarebbe stata più giustizia perché non era più della violazione di una legge o di una norma che parlavamo.

Stiamo passando le giornate a parlare di numeri, riferiti alla penalità: -9, -15, -11, -10 ma in realtà l'unico numero giusto era 0. Perché non esiste una norma sulle plusvalenze e quindi, pur facendone un milione e pur dando la sensazione che le stesse siano fatte per aggiustare i bilanci, le plusvalenze non sono vietate e quindi al massimo si sarebbe potuto pensare a costruire una norma per limitarle, ma dopo, e soprattutto senza condannare la Juventus per aver violato una norma che non esiste. Sulla "manovra stipendi", invece, ancora non si è entrati nel vivo e, anche lì, restando nel Diritto (in questo caso amministrativo) si potrebbe andare incontro ad un'ammenda con diffida e, al massimo 2-3 punti di penalità. E invece anche qui è stato introdotto l'articolo 4 a piacimento, per rendere il quadro più complicato.

Stiamo assistendo ad una delle pagine più buie della giustizia sportiva italiana. Una "giustizia" che, indossando l'abito della "afflittività", si è presa l'autorizzazione ad agire nei confronti della Juventus come e quando le pareva, le bastava inserire l'articolo 4. Calpestando tutto quello che uno Stato di Diritto deve garantire ai giudicati. Calpestando il diritto alla difesa, ad un giusto processo e punendola già a campionato in corso con un dibattimento che ancora non era cominciato. E scegliendo i tempi in maniera scientifica in modo da rendere un peso, già insostenibile, mortifero e decisivo. Un'ingiustizia appesantita dalla debole difesa della Juventus, un club che in questo momento è impegnato esclusivamente a risolvere i problemi creati da chi c'era prima. Ovviamente non mi riferisco alle lecite plusvalenze, ma alla manovra stipendi dove errori ne sono stati commessi.

Ieri ho provato grande rabbia verso la proprietà, avrei voluto intervenisse con maggiore fermezza, presenza, risolutezza e vicinanza. Ed invece era lì, chiusa nelle segrete stanze, a vedere i barbari saccheggiare e distruggerne l'Impero. Poi, a mente fredda, mi sono messo nei panni di John Elkann svuotandomi di "umanità", perché, come mi ha detto un caro amico che lavora nell'alta finanza, davanti agli affari la prima cosa che t'insegnano è non agire di pancia. Mai. Figuriamoci ad usare il cuore. Elkann, dopo aver investito 700 milioni di euro in due anni, si è trovato un CdA dimissionario per un processo con più filoni che mettevano sotto inchiesta i conti della Juventus. Il proprietario, sempre quello che ha speso più di chiunque altro, ha preso in mano i conti e ha trovato bilanci in rosso, errori contabili e di comunicazione e chissà cos'altro. Immagino quanto gli siano cadute le braccia. Ma ancora una volta ha agito con la testa, instaurando un governo tecnico alla guida del club: dal suo commercialista a salire; tutti competenti massimi per studiare come risolvere le cose. Senza pensare alla Juventus ma a ripulire la società per renderla, in parte minoritaria, vendibile. E pazienza se ci vorrà tempo restando fuori dall'Europa per almeno un anno. Tutto servirà a ricostruirla intanto finanziariamente, per poi ristrutturarla e dare il via alla rinascita dell'Impero. Insomma, ieri ero molto arrabbiato con Elkann, oggi lo sono un po' di più con Agnelli e Paratici e quella leggerezza nel pensare che Marotta, e una figura a lui equivalente, non servisse. Era la figura chiave. La storia della Juve e dell'Inter degli ultimi tre anni lo dimostra ampiamente.

Qual è il futuro? Molto più difficile, ma un po' più chiaro: ripulire la società, pagare le colpe, passare sopra i capricci della Federazione che potrà, così, soddisfare il desiderio di Ceferin di escluderla dalle coppe, ricostruire squadra (dalle basi) e progetto tecnico. Un passo alla volta. Senza scendere mai a compromessi con il "signore" dell'Uefa e preparare una lenta e fredda vendetta mettendo in piedi la SuperLega, anche per dare un senso a tutta questa distruzione...