Volevano uccidere la Juventus, alla fine hanno ammazzato il calcio italiano e ora fingono vada tutto bene

Volevano uccidere la Juventus, alla fine hanno ammazzato il calcio italiano e ora fingono vada tutto beneTUTTOmercatoWEB.com
mercoledì 24 gennaio 2024, 17:25Editoriale
di Vincenzo Marangio

L'intento era chiaro e qualche presidente lo aveva anche detto in tempi non sospetti: "bisogna trovare il modo di fermare la Juventus altrimenti si combatterà sempre e solo dal secondo posto in giù". Non ci hanno messo molto a costruire, con ogni piccolo dettaglio, un attacco su larga scala: una Procura di Torino imbottita di magistrati anti-juventini pronti a mettere in piedi inchieste anche sul nulla, segreti istruttori spifferati ad arte ad organi di informazione che avevano il compito di diffondere tutto prima che il processo iniziasse, in modo da costruire subito il mostro, una "giustizia" sportiva veloce all'inverosimile approfittando della lentezza cosmica di quella ordinaria. Il resto della storia la conoscete molto bene e ha portato la Juventus a vivere una stagione da incubo, attacchi da tutte le parti e su tutti i fronti un modo per farla esplodere ed implodere cementificando le leggende metropolitane nell'immaginario collettivo. La narrazione.  

Il piano era quasi riuscito, avevano trascurato un piccolo dettaglio: la Juventus esiste da 126 anni, cento dei quali sempre nelle mani della stessa Famiglia, un club dall'identità forte sorretta da una storia ineguagliabile. Un dna unico, granitico, capace, ad ogni caduta, di rialzarsi sempre più forte sempre più organizzato. La storia lo insegna e "Calciopoli" ne è l'esempio lampante: anche lì pensarono di averla uccisa, la resero soltanto più forte al punto da vederla trionfare in vetta alla classifica per nove anni di fila. E la storia si ripeterà anche adesso, quasi con la stessa modalità di quel dopo Calciopoli quando, dopo una fase di transizione dalla B alla A fino al ritorno di un Agnelli alla presidenza, la Juventus fu la prima a costruirsi lo stadio e farlo diventare fortino e simbolo di una continuità di vittorie impressionante.

La storia si sta ripetendo, questa volta l'arma in più non è lo stadio (nel frattempo tutti gli altri top club ancora non sono riusciti a costruirsene uno di proprietà), questa volta il punto di forza è proprio quello con cui hanno attaccato il club bianconero: la cantera, o, per dirla all'italiana, il vivaio addestrato al calcio che conta grazie alla nascita della squadra B, quella successivamente denomintata Next Gen. La prossima generazione che è già realtà presente. Quella che gli altri club faticano a costruire, faticano persino a pensare e che non hanno la forza e la capacità di mettere in piedi. Quei giovani che un processo, prima mediatico e poi "sportivo", ha usato contro la stessa Juventus mettendo in dubbio il valore di tanti di quei giovani, per poi allargare il tema delle plusvalenze a quelle a specchio fatte con altri club europei. Quei giovani che ora, ad un anno di distanza da uno degli attacchi più ingnobili e senza senso andati in scena nel nostro campionato, rappresentano la prima pietra della nuova ricostruzione e rinascita bianconera. Dallo stadio ai giovani, un grido di appartenenza con il petto in fuori perché quando credono di averla ammazzata, poi, si rendono conto che hanno solo reso più forte questa Juventus. E mentre i bianconeri sono tornati molto prima del previsto in vetta alla classifica, il calcio italiano fa i conti con un degrado nato anche dall'aver penalizzato il club che per seguito e, soprattutto, blasone sorregge il famoso Made in Italy, il nostro campionato che senza Juventus perde tanto del proprio valore. Chiedere agli arabi che ancora si stanno domandando dove fosse la squadra che loro aspettavano di più per le final four della Supercoppa Italiana.

Mettetevi comodi, la Juventus ha appena cominciato. E non ci saranno iene o altri animali viscidi capaci di scalfire una corazza, quella bianconera, diventata sempre più solida.