Spalletti il comandante giusto per la Juve: ora tocca ai suoi soldati
La scelta di Spalletti sembra la migliore per la Juve, soprattutto in considerazione del momento storico. Ora però i giocatori devono dimostrare di essere all'altezza e sotto questo aspetto il nuovo tecnico ha lanciato diversi messaggi.
Prima il capo o i soldati? Risposta complicata. La Juve ora ha Spalletti come nuovo comandante della truppa, certificazione delle ultime due scelte quanto meno discutibili sul fronte allenatori. Basterebbe pensare che tra marzo e ottobre si sono susseguiti Motta e Tudor. Entrambi voluti dalla vecchia gestione targata Giuntoli. Igor subentrato in corso d'opera e poi confermato da Comolli per mancanza di alternative, o meglio in seguito al doppio no di Conte e Gasperini. In buona sostanza il manager francese è stato costretto a farlo. Comunque sia, sulla panchina bianconera c'è il tecnico di Certaldo, ad onor del vero contattato già a giugno, ma poi non si è fatto nulla. Ai tempi era troppo fresca la ferita post Nazionale. I risultati diranno se sia stata l'opzione giusta. I conti si faranno a giugno. Nel frattempo, è palese il cambio di marcia rispetto ai suoi predecessori. Sul fronte comunicativo non c'è partita. L'ex ct in poco tempo ha detto tutto, facendo capire quale dovrà essere la linea da seguire.
Finalmente Spalletti, ancora prima del blitz di Cremona, aveva sdoganato la parola scudetto. Mancava da troppo tempo nel mondo Juve. Attenzione, non significa eccesso di ottimismo, ma semplicemente di provarci, di lottare fino alla fine, anzi oltre. Rivisitazione al rialzo dello slogan in voga da sempre. Lo impone la storia bianconera e un campionato privo ancora di un padrone assoluto, peraltro allineato solo alla decima giornata. Ne mancano ben 28. Sono tante. Quindi il coraggio è il primo tassello della nuova era. In piena antitesi con Tudor. La scossa emotiva è importante. Come gli stimoli rivolti ai giocatori. Bisogna dimostrare di essere da Juve, di sopportare il peso della maglia. Rispetto ai singoli. Yildiz è l'elemento più talentuoso, quindi può giocare dove preferisce. “Papà” Luciano però gli ricorda che deve sacrificarsi anche in fase di non possesso, un centinaio di metri, non di più. Ci sono poi due nomi, sinonimi di missione. Il primo è Koopmeiners. La spallettata di schierarlo come braccetto di sinistra della difesa significa dargli fiducia. Chissà, magari è un modo per poterlo recuperare. Vlahovic. Nessun diktat societario sul suo impiego, è l'attaccante più in forma, quindi è lui il titolare. Fatalmente è tornata di moda la parola rinnovo per il serbo. Teun e Dusan, chi l'avrebbe mai detto? Tu chiamale se vuoi, motivazioni.
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