Bologna-Juve, il doppio ex Maifredi: "Thiago Motta ha sbagliato a fare copia e incolla. E su Tudor..."

In un'intervista esclusiva concessa a La Repubblica, il doppio ex Luigi Maifredi ha parlato dell'imminente scontro diretto tra Bologna e Juventus, la cui posta in palio è l'accesso alla prossima Champions League. Queste le sue dichiarazioni:
"Chi merita la Champions tra le due? Ultimamente il Bologna, ma per tradizione tutti sperano nella Juve.
Perché non mi è piaciuto il trasporto di Tudor e dei bianconeri dopo la vittoria sul Monza? Perché non è da Juve festeggiare così partite da vincere a prescindere. La Juve in 10 è meglio del Monza in 11. E non ci si può giustificare con l’immaturità, non dopo 34 giornate e tutti quei giocatori di livello medio-alto.
Se la storia di Thiago Motta alla Juve somiglia alla mia? No, perché io ero stato chiamato per cambiare il modo di pensare calcio del club, ma credevo che la prima sarebbe stata una stagione di transizione, tant’è che non prendemmo neanche il terzo straniero. Avessimo comprato Dunga, come mi aveva suggerito Baggio, avremmo vinto lo scudetto. Il compito di Thiago era migliorare una struttura che già c’era.
Se alla Juve c’è un rifiuto al cambiamento? Ai miei tempi c’erano correnti di opposizione. Io fui troppo naïf, troppo intransigente. Mi sarebbe servito avere al fianco qualcuno che mi consigliasse e mi facesse ragionare, invece già a Natale, dopo un 2-2 col Cagliari, dissi a Montezemolo di cercarsi un altro. Alla Juve ho dato al massimo il 10%: mi sono sentito alla destra di Dio, ma poi ho fatto harakiri. L’Avvocato mi invitò a casa sua e mi chiese mille volte 'Perché?'. Ero abituato a comandare, ad avere in mano la società. Lì a comandare erano dei gruppetti.
Se anche Motta ne è rimasto vittima? Lui ha sbagliato a fare copia e incolla del Bologna, è l’errore più grande che un allenatore possa commettere. Lì aveva tre centrocampisti, Freuler, Aebischer e Ferguson, che erano tre allenatori in campo. Lui spiegava, loro mettevano in pratica. Alla Juventus invece non ce n’è nemmeno uno".
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