Ecco alcune plusvalenze "singolari" su cui non sono partite indagini
L’assurda sentenza della Corte federale di Appello comminata alla Juventus sul caso plusvalenze, ci induce a riavvolgere il nastro: negli ultimi venti anni le società di calcio hanno sfruttato le cessioni di calciatori più o meno famosi, per aggiustare i bilanci. Per riuscire a capire, iniziamo con la definizione del termine plusvalenza: nel linguaggio economico è l’incremento di valore, differenza positiva fra due valori dello stesso bene riferiti a momenti diversi. Dalla definizione si comprende benissimo che tutte le attività commerciali o privati, fanno sempre uso del plus valore: ad esempio per la vendita di una casa, oppure di qualsiasi prodotto in vendita in tutti i negozi. Nelle società di calcio, l’unico modo per avere dei plus valori sono le cessioni dei calciatori: negli ultimi venti anni tutte le squadre ne hanno beneficiato diminuendo sensibilmente le perdite a bilancio. E, spesso, a muoversi non sono stati i calciatori più famosi: molte squadre hanno utilizzato i ragazzi della primavera che venivano spostati dandogli una valutazione decisamente superiore rispetto all’effettivo valore.
Il primo esempio che vi portiamo all’attenzione sono gli scambi tra Milan e Inter: tra fine anni 90 e inizi anni duemila i due club milanesi si sono scambiati molti calciatori della prima squadra (Pirlo e Seedorf al Milan, Coco e Guly all’Inter), ma nel bilancio 2003 nerazzurro si notano i trasferimenti di 4 ragazzi al Milan: Salvatore Ferrero (una presenza in Serie A e una carriera in Lega Pro), Alessandro Livi (ritirato dal calcio professionistico prima dei 30 anni), Giuseppe Ticli e Marco Varaldi. Queste operazioni per calciatori “secondari” hanno generato plusvalenze per 14 milioni di euro. In maniera analoga, il Milan effettua quattro operazioni opposte, cedendo all’Inter Simone Brunelli, Matteo Deinite, Matteo Giordano e Ronny Toma (zero presenze in serie A in quattro). Queste cessioni permettono una plusvalenza totale di circa 12 milioni di euro: inoltre ci sono delle accuse di irregolarità nei trasferimenti con alcuni ragazzi che dichiararono di non aver firmato alcun contratto. Si evince chiaramente un sistema atto a sistemare i bilanci attraverso cessioni di ragazzi con valori “gonfiati”: stessa accusa rivolta oggi alla Juventus con la differenza che, dopo un'indagine della Procura di Milano, arrivarono i proscioglimenti per tutti i possibili indagati. L’Inter è una società che, spesso, "aggiusta i bilanci" con operazioni di mercato che potrebbero suscitare quantomeno alcune perlpessità: l’acquisto di Bastoni dall’ Atalanta costa ai nerazzurri 31 milioni di euro. Cifra decisamente alta al momento dell’acquisto, che permette una plusvalenza importante per gli orobici. Di contro, Percassi acquista nel giugno 2017 Eguelfi per 6 milioni di euro e nell’estate successiva i giovani Bettella e Carraro per rispettivamente 7 e 5 milioni di euro. Queste operazioni abbassano il cash da dare all’ Atalanta e permettono di iscrivere tre plusvalenze su due bilanci. L’ anno successivo Ausilio realizza 40 milioni di plusvalenze con Sala, Pinamonti, Vanheusden più altri 4 ragazzi della Primavera: queste cessioni faranno rientrare i nerazzurri nei paletti del Fair Play Finanziario senza cedere calciatori della prima squadra.
Norme UEFA che costringeranno la Roma ad effettuare circa 70 milioni di plusvalenze: difficile, adesso, poterli fare con operazioni riguardanti i giovani: la sentenza della Corte Federale parla chiaro, e anche un’eventuale revoca del Collegio Arbitrale del Coni non modificherà la nuova situazione. Dovranno essere operazioni singole e con valori “non gonfiati”, perché la legge è uguale per tutti giusto?
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