Juventus-Inter 0-1, le pagelle: Szczęsny (quasi) santo subito, Zakaria motore, Alex Sandro disarmante

JUVENTUS
Szczęsny 7: più che un portiere, il polacco acquisisce sempre più voti utili per aspirare alla santità. Al di là del goal, griffato da Çalhanoğlu, l’impressione che si ha è che, nel momento in cui ci si deve confrontare con lui nel tu per tu dagli undici metri, serve essere perfetti. O avere l’opportunità di tirare il rigore due volte, come succede al turco, che, prima, si fa ipnotizzare dal numero uno bianconero e, poi, riesce a gioire. Dopo un altro capolavoro di intuito di Sua Santità, che indovina l’angolo di traiettoria praticamente imparabile. Del resto, avesse parato anche questo, avrebbe guadagnato di diritto la palma di migliore in campo.
Danilo 5,5: Juve-Inter inizia nella migliore delle ipotesi per lui, che, da giocatore intelligente, fa funzionare più i piedi della corsa da terzino. La sua imbeccata a servire Vlahović dimostra lo sta a testimoniare e consigliare che, forse, è meglio puntare sul fraseggio che sulle progressioni palla al piede. Quelle riescono meglio a Cuadrado, il quale, tuttavia, beneficia poco dei suoi movimenti senza palla per dare maggiore densità all’arrembaggio bianconero. Spesso è il brasiliano a prendere iniziativa nel salire con la sfere incollata tra i piedi, ma senza produrre soluzioni d’assistenza degne di nota.
De Ligt 6,5: il centrale olandese gioca una partita da saracinesca di quelle ben blindate. Se l’Inter là davanti non è stata granchè lo deve soprattutto al numero 4 bianconero, provvidenziale nel chiudere lo specchio della propria porta in ben due episodi che chiudono le due frazioni della partita. Provvidenziale su Çalhanoğlu, quando con la punta del piede sventa un tiro, che sarebbe finito in porta, si comporta da roccia, nel momento in cui deve reggere l’uno contro uno con Džeko nel finale di partita. Lui è uno dei tanti che non avrebbe meritato la sconfitta.
Chiellini 6: avrebbe gradito dimenticare la delusione del mancato mondiale conquistato con il riscatto di un successo nel derby d’Italia. Successo sul quale avrebbe potuto metterci la firma, se solo, al 9’ del primo tempo, il “percorso” della sua ginocchiata fosse stato più basso di qualche centimetro in più nel caos, creatosi sugli sviluppi di corner. Ma il suo mestiere non è quello di far goal, bensì quello di contenere un colosso come Džeko. Il compito riesce bene, perché, a dirla tutta, grandi opportunità nerazzurre, causate da un errore del capitano della Juventus, non se sono viste.
Alex Sandro 5: quando il 12 riceve il pallone tra i piedi, quello che fa trasparire è un senso che oscilla tra l’involuzione tecnica e la svogliatezza. La presenza di Dumfries poteva fare presagire a una partita di offesa più che di difesa. Ma, episodio del rigore a parte in cui è incolpevole, il brasiliano non riesce mai a far connotare i presupposti di un qualcosa. La sua inconcludenza, purtroppo, significa giocare sistematicamente in inferiorità numerica. (Dal 73’ De Sciglio: s.v.)
Locatelli s.v. (Dal 34’ Zakaria 6,5: Ieri Allegri ha detto che avere nuove forze fresche in questo finale di stagione. Quando lo ha detto pensava al centrocampo e soprattutto a Zakaria. Complice anche un atteggiamento abbastanza rinunciatario dell’Inter, lo svizzero si impadronisce soprattutto degli ultimi 30 metri di campo, che dei primi 30. Il suo dinamismo è spesso tagliente verso la zona centrale di campo. Il suo destro pure: chiedere al palo che Handanovič lascia scoperto al 73’. La sfida tra destri premia la fortuna dei campioni d’Italia piuttosto che la bravura del mediano.)
Rabiot 6,5: dopo la gara contro il Verona a inizio febbraio, il francese può collezionare una domenica davvero positiva, a livello personale. Qualcuno forse si metterà a ridere, ma oggi il 25 bianconero ha avuto fare dominante a centrocampo. Nei 90 minuti giocati, è capace di applicare correttamente l’esercizio di corsa e muscoli in fase di ripiegamento e nel momento in cui deve offendere. In questo senso, emblematica la palla goal, che crea per Vlahović. La sua percussione è un saggio di utilità a tutto tondo, che potrebbe diventare imprescindibile, se solo il serbo riuscisse a mirare la porta e la Juventus riuscisse a centrare quanto meno il pareggio. (Dall’85’ Arthur: s.v.)
Cuadrado 6,5: quando il colombiano si accende, crea qualcosa di pericoloso. Il numero 11 guida tutte le iniziative più promettenti della Vecchia Signora. La sua performance non è caratterizzata da innumerevoli spunti, ma quelli di cui si rende autore, allarmano spesso la retroguardia interista, presa d’infilata in tutti e due i due perni della catena mancina dei campioni d’Italia: il tiro, che scocca al 15’, nei pressi del limite dell’area viene respinto dalla pericolante porta nerazzurra, costretta a sudare freddo anche in un’ulteriore occasione: quella, con cui sguscia ai danni di un sorpreso Bastoni prima dello scoccare della mezz’ora, meriterebbe di essere sfruttata da una maggiore prontezza di riflessi nel cuore di un attacco, che non raccoglie. (Dall’85 Bernardeschi: s.v.)
Dybala 6: è la sua prima partita dopo la notizia del mancato rinnovo di contratto con la Juventus. Tra voglia di rivalsa verso una dirigenza che lo ha scaricato con netto anticipo e tentativo più che legittimo di trovare qualcuno un grado di puntare sui di lui dal prossimo anno (magari l’Inter?) la Joya trova quella “benzina” in più per poter cercare di far male in questo derby d’Italia. Nel trittico offensivo a supporto di Vlahović, occupa la posizione centrale di campo, ma calpesta quella zona solo in un’occasione: quando calcia un terra area da 20-25 m. Poi, decide si abbassa spesso sulla linea dei centrocampisti, defilandosi lungo l’out di destra. I suoi cambi gioco cercano sempre di creare ampiezza, che, però, non viene mai sfruttata. E non per colpa sua. L'unica colpa che ha in questa serata è di essersi limitato un po' troppo forse, perchè gli impegno e l'agonismo sono encomiabili.
Morata 5,5: del tridente alle spalle di Vlahović è il calciatore senza dubbio più ispirato. Ogni qual volta lo spagnolo entra in possesso del pallone fa ammattire la difesa dell’Inter: la rapidità con la quale riesce a giocare ad elastico, rinculando verso la metà campo, gli permette di entrare in possesso del pallone, che, se possibile, è ancora più celere. Le sue giocate di prima, quasi spalle alla porta, e i suoi movimenti senza palla stanano soprattutto il versante di centro destra interista. Se al 9’ riesce a servire in profondità Vlahović, che non supera il muro, eretto da Škriniar, poco dopo il quarto d’ora manca l’angolatura giusta con il suo colpo di testa, seppur effettuato da posizione difficilissima. Poi, però, arriva il fattaccio che decide la partita. E, ci dispiace per lui, è il 9 a innescarla con un pestone, la cui utilità è proprio sconosciuta. L’Inter esce vittoriosa grazie a un suo errore da matita rossa. Oneri e onori (Dal 73’ Kean s.v.)
Vlahović 6: ha una voglia matta di marchiare a fuoco il suo nome su questo big match in un match, che torna a godere di un’ambiente infernale dopo due lunghi anni. La sua smania si percepisce già dopo un minuto, quando tenta di calciare in porta. La risposta di Handanovič è sicura, perché il tiro è centrale, ma l’atteggiamento è quello giusto. L’atteggiamento potrebbe tramutarsi in qualcosa di più concreto, quando, passata l’ora di gioco, prova a tramutare in rete una verticalizzazione di Rabiot. Il movimento a eludere Škriniar si spiana la strada verso il paradiso del goal; tuttavia la sua conclusione non rispetta le premesse inziali.
Allegri 6,5
INTER
Handanovič 5; D'Ambrosio 6, Škriniar 6, Bastoni 5; Dumfries 6 (Dal 60’ Darmian 6), Barella 6, Brozović 6,5 (77’ Gagliardini s.v.), Çalhanoğlu 6,5 (77’ Vidal 5,5), Perišić 5,5; Džeko 5,5 (91’ Gosens s.v.), Lautaro Martínez 5,5 (Dal 60’ Correa 5,5); Inzaghi 6-.
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