Juventus-Torino 1-1, le pagelle: de Ligt top, Vlahović flop

JUVENTUS
Szczęsny 6: i ritmi del giro del giro del motore granata lo costringono ad alzare la soglia della concentrazione. Se il tiro di Mandragora è un passaggio da bloccare quasi in scioltezza, è costretto a fare gli straordinari per sventare il cross rasoterra mancino di un effervescente Brekalo, che semina il panico nella retroguardia bianconera. Quel piedone sinistro salva un episodio promettente il potenziale vantaggio granata. Il goal, attraverso cui crolla l’imbattibilità odierna, non lo rende propriamente esente da colpe: la girata di Belotti è centrale e con una reattività diversa avrebbe anche potuto neutralizzare e non bucare la respinta con il suo piede sinistro.
Cuadrado 6,5: il colombiano sta tornando a riacquisire quell’adrenalina da tamburo battente, applicato sulla fascia destra. Inizialmente, soffre un po’ la vivacità della cooperativa della corsia di sinistra torinista con Rodríguez e Brekalo, ma quanto basta, in realtà. Quando alza la linea del suo pressing difensivo, è abile nel frapporsi tra i due, interrompendone la “comunicazione”, costituita da fraseggio costante. Solo allora comincia a scatenare la propria esplosività in fase d’assalto. Anche se va detto che la situazione letali le crea da calcio da fermo: l’arcobaleno, disegnato con il piede destro, nonché proveniente da calcio d’angolo per la zuccata vincente di de Ligt ne è una piena dimostrazione.
Alex Sandro 5: non deve essere facile per un terzino compiere un improvviso switch mentale da difensore centrale praticamente a pochi minuti dal fischio d’inizio di un match importante come il derby. Trascorre un’ora abbondante a seguire come un’ombra Belotti, il quale, però, non sempre gli dà dei riferimenti da tradurre in marcatura asfissiante, trasformandosi in “contro ombra” al 62’: il pareggio del Toro non è solo uno straordinario gesto tecnico d’attacco del capitano granata, ma è anche un vero patatrac a tinte verdeoro; oltre a perdersi l’uomo, effettua un tentativo di opposizione, che, possibilmente è anche peggio del primo errore commesso.
De Ligt 7: L’olandese costruisce la grandezza della sua prestazione nel primo quarto d’ora del derby della Mole, malgrado inizialmente ci metta un po’ del suo nell’addensare di imbarazzo la sua partita in due occasioni: prima, con un anticipo maldestro, che mette in azione la percussione centrale di Belotti, poi con un mancato tamponamento sulla promettente discesa di Brekalo. Ma non ci mette molto a rifarsi: l’avanzata ambiziosa del numero 9 granata viene soffocata sul nascere da un suo tackle pulito, ma energico. Quindi, allo scoccare del 15’ sventa l’area di rigore con una diagonale difensiva decisiva per la difesa di un vantaggio juventino, da lui stesso siglato. Lo stacco aereo, con cui sovrasta Vojvoda e anche Vlahović, è imperioso. Esattamente come la sua “recita” nella “stracittadina”.
Pellegrini 5,5: Allegri gli ha fatto svestire in fretta e furia l’uniforme da panchinaro per fargli vestire quella del titolare del settore di sinistra della quaterna arretrata. La tonicità e l’aggressività di Singo lo costringono più a curare gli equilibri di reparto che a garantire una spinta costante in proiezione d’attacco. Atleticamente regge il confronto con il nazionale ivoriano, a volte costretto ad accentrare il proprio raggio d’azione. Altrettanto fa fisicamente, dimostrando di contenere il furore agonistico di un redivivo Belotti. Nonostante ciò, nasce proprio da uno di questi scontri uno dei più grandi peccati dei suoi 45 minuti. La voglia di prendersi un’ovazione è più grande dell’utile, quando al 15’ perde palla sul lato corto sinistro dell’area di rigore. Il Torino arriva in area di rigore, ma non colpisce grazie al “buon samaritano” de Ligt. E così il pallone perso diventa meno sanguinoso del solito. (Dal 46’ De Sciglio 6: entra e riesce ad arginare Singo con l’applicazione di una sorta di elastico in fase di marcatura. Partendo da posizione centrale, è abile nell’allargarsi repentinamente lungo la sua mattonella di competenza con celerità e soprattutto con durezza. Quella che mostra al 49’, quando lo abbatte in un contrasto. Senza paura.)
Zakaria 6,5: la gara dello svizzero somiglia più a un motore diesel. Lento a carburare. Nel primo tempo, di fatti, è costretto più a contenere l’onda d’urto dei colleghi granata, sfoggiando più la propria forza muscolare. Durante i secondi 45 minuti, fa valere più apporto atletico alla squadra, soprattutto attraverso l’ingresso di McKennie. L’anarchia tattica e la mobilità dello statunitense mette sull’attenti la folta nevralgia granata, la quale comincia a creparsi. Queste anomalie aiutano il 28 bianconero a salire di più per vie centrali e a divenire una spina nel fianco costante della difesa granata, che, però, non riesce a colpire mai. Ma poco importa, perché non è esattamente questo il suo compito.
Locatelli 5,5: alla ricerca del miglior Manuel Locatelli. Soffre davvero tanto la pressione apportata dagli interni di centrocampo, schierati da Jurić. Non prende quasi mai per mano la squadra nel dare un primo sussulto alla prima impostazione né in ampiezza, né in verticale. In tal senso si spinge frontalmente solo quando i suoi “dirimpettai” avversari mollano la presa su di lui. Allora si rende autore di qualche timida iniziativa, soprattutto con il fraseggio verso Vlahović. Una è la sortita personale registrata: ma la direzione, che conferisce alla sua progressione al 74’ produce un fallo laterale, sui cui il sipario della sua partita deludente. (Dal 74’ Arthur 6: rispetto al 27 bianconero, approccia la contesa con un piglio decisamente diverso. Ciò che si può apprezzare maggiormente è la decisione, mossa da energia fisica e caratteriale, con cui riesce a conquistare diversi palloni attraverso il contrasto.)
Rabiot 6+: del trio di centrocampo, proposto da Allegri, il francese è sicuramente il secondo miglior giocatore espressosi sia nella consueta fase di spinta, sia nel momento in cui è chiamato a “frenare” il suo istinto da “cavallo pazzo”: per continuare nel suo processo di educazione tattica come mezz’ala di copertura, mantiene spesso la posizione per evitare di dare profondità senza palla a Lukić. Anche se, nel momento in cui sceglie i tempi giusti, riesce ad anticipare la prima impostazione del granata con degli anticipi intelligenti.
Dybala 6: la magia del trittico d’attacco sembra spegnersi in questa serata torinese. L’unico barlume di luce lo regala il numero 10 argentino, che non gioca una partita memorabile, sia ben chiaro; la sufficienza, però, è il giusto premio per una contesa, all’insegna del sacrificio. Spesso è lui il primo a schermare le iniziative degli uomini di Jurić. D’altro canto, però, manca nel finalizzare, malgrado si prenda il merito di aver “autografato” l’unico tiro in porta del trio in tutta la gara. (Dal 54’ McKennie 6: il suo ingresso in campo rende più vulnerabile la metà campo del Torino, la quale viene colta di spalle dagli inserimenti del texano. Questi, però, avrebbero potrebbero essere decisamente maggiori per quantitativo.)
Vlahović 5: avete visto o vi ricordate la partita del 10 gennaio tra Torino e Fiorentina in cui Bremer ha annichilito il serbo? Oggi non si è materializzata alcuna “rivincita”. Anzi. Forse è arrivata la conferma che il brasiliano sia la bestia nera del classe 2000: 1 tiro, peraltro deviato, 7 passaggi riusciti e 21 palloni toccati. Sono questi i numeri che il numero 7 bianconero produce con l’incombente spada di Damocle, rappresentata dal numero roccioso numero 3 verdeoro. Tali dati parlano più di qualsiasi considerazione tecnica, utile a definire opaco il suo apporto. (Dal 74’ Kean s.v.)
Morata 5,5: lo spagnolo risulta quasi avulso dalla manovra. Malgrado la sua abnegazione nell’abbassarsi quasi sulla linea dei terzini non venga mai a mancare, ciò che proprio non esiste è il coinvolgimento personale nella manovra d’attacco. Il Toro mura molto bene, ma lui non affonda mai il colpo né sull’esterno con degli spunti in velocità, volti a creare i presupposti dell’assistenza, né centrando lo specchio della porta, che non raggiunge praticamente mai.
Allegri 5,5
TORINO
Milinković-Savić 5,5; Djidji 6, Bremer 6,5 (Dall’89’ Buongiorno: s.v.), Rodríguez 6; Singo 6,5 (Dall’80’ Ansaldi: s.v.), Lukić 6, Mandragora 6+, Vojvoda 6; Pobega 6,5, Brekalo 7 (Dal 75’ Pjaca: s.v.); Belotti 6,5 (Dal 79’ Sanabria: s.v.); Jurić 6,5.
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