Accadde oggi: quando la Juventus pareggiò con la nazionale giapponese

Accadde oggi: quando la Juventus pareggiò con la nazionale giapponeseTUTTOmercatoWEB.com
Ieri alle 23:15Altre notizie
di Nerino Stravato
Era il 14 agosto 1992 e la Juventus di Giovanni Trapattoni volava in Giappone per la prima delle due sfide estive contro la nazionale nipponica, in un’epoca in cui le amichevoli tra club e selezioni nazionali erano ancora frequenti e spesso occasione di incontri curiosi e affascinanti. Lo scenario era il Kobe Universiade Memorial Stadium, a Midoridai, e il calcio d’inizio fu alle ore 19 locali. I bianconeri, reduci da un’estate di preparazione, trovarono un avversario tutt’altro che arrendevole. La partita si accese al 33’ con il vantaggio giapponese firmato da Yoshida, che sorprese Peruzzi e mise in discesa la gara per i padroni di casa. La Juventus provò a reagire, ma al 61’ arrivò addirittura il raddoppio con la stella nipponica Kazuyoshi Miura, idolo locale e simbolo di un calcio giapponese in piena crescita. Sembrava fatta per il Giappone, ma il carattere della Vecchia Signora emerse nel finale: al 79’ Roberto Baggio, dal dischetto, accorciò le distanze trasformando con freddezza un rigore che riaprì le speranze. E proprio allo scadere, al 90’, fu Andreas Moeller a trovare il gol del definitivo 2-2, gelando il pubblico di Kobe e regalando ai tifosi bianconeri un pareggio in rimonta. In campo per la Juve, oltre a Peruzzi e Baggio, c’erano nomi come Vialli, Julio Cesar, Kohler e Conte, a comporre un undici di grande spessore internazionale. Sulla panchina giapponese c’era Hans Ooft, il primo CT straniero della nazionale nipponica, che guidava una squadra in cui spiccavano, oltre a Miura, il capitano Ihara e il giovane Moriyasu. Quella gara inaugurò il mini-tour giapponese della Juventus, che tre giorni dopo avrebbe nuovamente affrontato la nazionale del Sol Levante, stavolta chiudendo sull’1-1, prima di ritrovarla mesi dopo in Italia per il Trofeo Squibb. Un’epoca in cui il calcio d’agosto era anche un viaggio di scoperta, in cui i club europei testavano gambe e schemi contro avversari lontani e tifosi di culture diverse, e in cui serate come quella di Kobe restano incastonate nella memoria amarcord di chi ama la storia bianconera.