Zidane alla Juve dopo il Mondiale per Club? Un sogno affascinante, ma fuori portata

Zidane alla Juventus. Il nome fa sussultare, evoca notti di Champions, colpi di tacco, e un rigore calciato col velluto dei grandi. Dopo il Mondiale per Club, dove Tudor guiderà i bianconeri da traghettatore (dopo aver raccolto in extremis il testimone da Thiago Motta), c’è chi sussurra di una possibile investitura di Zizou a nuovo condottiero juventino. E come sempre, quando si parla di Zidane, gli occhi brillano e la nostalgia si mette il vestito buono.

Ma fermiamoci un attimo. È davvero possibile? A oggi, la risposta è: no, o almeno, molto difficilmente. Non per mancanza di talento — Zidane è un allenatore vincente, carismatico, capace di gestire uno spogliatoio come pochi. Ma proprio qui sta il nodo: Zidane non costruisce, Zidane rifinisce. Non è  un architetto da fondamenta, ma un decoratore di palazzi già solidi. Il suo Real Madrid era un’orchestra sinfonica già accordata, dove bastava dirigere, più che plasmare.

Questa Juve, invece, è un cantiere aperto, dove manca ancora metà delle impalcature. Un gruppo giovane, da rifare in molti ruoli, che chiede non solo guida, ma pazienza, lavoro quotidiano, sudore. E tempo. Caratteristiche che sembrano poco combaciare con l’idea di calcio di Zizou, almeno finora. E poi ci sono i dettagli pratici. L’ingaggio faraonico, il desiderio (non ancora confermato) di tornare in panchina, l’eventuale voglia di Juventus — di questa Juventus, che ha più bisogno di un muratore che di un architetto dei sogni. In sintesi: Zidane sarebbe un bel colpo di teatro, ma forse nel teatro sbagliato. La Juventus ha bisogno di costruire, non solo di brillare. E oggi, l’incastro sembra ancora tutto da scrivere.