Il precampionato restituisce una Juve nuovamente con un'anima

Il precampionato restituisce una Juve nuovamente con un'animaTUTTOmercatoWEB.com
Oggi alle 00:01Editoriale
di Antonio Paolino
L'estate bianconera consegna una squadra ancora da migliorare ma maturata grazie a Tudor. Ora tocca a Comolli accontentarlo

E' proprio vero che a volte (spesso) basta affidarsi, senza stravolgimenti, alle persone giuste per ottenere risultati migliori di quelli attesi. La rivoluzione tecnica di un anno fa avrebbe dovuto lanciarci verso traguardi impossibili e invece ci ha riportato con i piedi (scalzi) sulla terra, risucchiati con tutti i sogni che avevamo riposto nel cambiamento. Sbagliare è umano, ma considerato che non abbiamo ancora mai sentito ammettere nessun tipo di errore, ecco che il rammarico è doppio. Bastava davvero poco per non affossare nelle paludi dalle quali stiamo a fatica uscendo adesso. E il merito, al di là di come andrà a finire la prossima stagione, è tutta da riconoscere a mister Tudor. I risultati contano anche per lui, ci mancherebbe, ma in nove partite l'anno scorso, una champions agguantata con le unghie e tutto il lavoro svolto dal Mondiale per club in poi, dimostrano quanto l'aspetto pratico e umano siano fondamentali per cementare il gruppo. Fermi tutti, non stiamo parlando di gioco, schemi e giocatori, ma di quella componente che se manca fa diventare tutto più difficile: l'anima di una squadra. L'anima non è la sommatoria dei valori dei singoli, ma la voglia dei singoli di mettersi a disposizione, con i pregi e quei limiti a cui ogni compagno deve sopperire nell'arco di una partita. Quelli che eravamo lo siamo ancora perché la Juve che era stata costruita da Giuntoli – in teoria neppure troppo male - è la copia più simile di quella con cui Tudor si è trovato a fare i conti fino a questo momento. Le ultime due amichevoli con Borussia e Atalanta hanno derubricato la paura di svolgere il compitino spiegato alla lavagna con l'incrocio di mille frecce utili solo ad aumentare la confusione. I giocatori sono stati sbrigliati dalla teoria dei movimenti e invogliati a fare quello che sanno fare. Di sicuro non basterà per sognare contro squadre più attrezzate, ma tra le cose che funzionano c'è da registrare il ritorno alla compattezza del reparto arretrato e l'armonia con cui si prova a rendere difficile la vita agli avversari.

Filosofia – La filosofia di Tudor sta tutta nel “dobbiamo agire per far credere di non essere inferiori a nessuno”. Cosa diversa dal motto (mottiano) “siamo superiori anche se non riusciamo a dimostrarlo”. I confronti sono sempre spiacevoli, ma quella normalità rivista in campo, assieme ai successi ottenuti seppur solo in amichevoli precampionato, dimostrano che ci sono i presupposti per costruirci sopra qualcosa. Che cosa? Ce lo dirà il mercato di questi giorni: Arthur tornerà in Brasile, Douglas Luiz riabbraccerà la Premier e con i soldi incassati, pochi e oltretutto senza evitare minusvalenze, si andrà all'assalto per il ritorno di Kolo Muani. Attenzione, nessuno sconto da parte del Psg e un costo totale, 10 milioni di prestito e 45 di riscatto obbligato, da far ritornare in mente – a posteriori - le operazioni tanto criticate di Giuntoli. Nel frattempo si lavora per lo scambio Nico Gonzalez-Molina, con un'altra pesante minusvalenza, e il tentativo di arrivare al centrocampista O'Riley a meno di non riappacificarsi per la terza volta con l'eterno McKennie. E Vlahovic? Scontato a prescindere l'aumento di capitale a ottobre, perché regalarlo alla concorrenza visto che dalla panchina entra e segna? Valorizzate gente, valorizzate. Non con i fischi, ma con la fiducia tipo quella mostrata nei suoi confronti dai presenti a Bergamo. Nel calcio è poi sempre “l'attimo” a fare la differenza per tornare di moda. A meno che il Milan faccia un'offerta più che congrua.