Ora bisogna chiudersi nello spogliatoio e litigare: l'unica via d'uscita

Ora bisogna chiudersi nello spogliatoio e litigare: l'unica via d'uscita TUTTOmercatoWEB.com
mercoledì 28 settembre 2022, 10:38Editoriale
di Vincenzo Marangio

Il week end di riflessione volge al termine. Di lavoro se n'è potuto fare poco visti i tanti nazionali in giro per il mondo e i pochi reduci rimasti agli ordini di Massimiliano Allegri. Ma la pausa è stata assolutamente provvidenziale per allontanarsi, raccogliere le idee e fare le valutazioni del caso. La dirigenza ha fatto (segretamente) le sue durante il CdA, l'allenatore deve aver fatto necessariamente le proprie e ciascun giocatore, in giro per il mondo con la propria Nazionale avrà notato, in questo momento, la differenza tra spogliatoio e spogliatoio. Già, lo spogliatoio...

A questo punto è da questo luogo che bisogna ripartire, non c'è altra strada. Non è saltata e non salterà (a meno di catastrofici risultati) la panchina dell'allenatore, non è stato allontanato alcun dirigente e non sono stati presi provvedimenti con i calciatori e questo per un semplice motivo: sono tutti responsabili di questo momento. Dalla testa ai piedi. Dai vertici dirigenziali ai calciatori. E allora, proprio per questo, l'unico cambiamento può nascere dal confronto, dal chiarimento, dal litigio, dal dirsi le cose in faccia e ripartire per un unico scopo: il bene della Juventus. Adesso bisognerebbe chiudersi tutti nello spogliatoio, dirigenti, allenatore, giocatori e uscirne soltanto dopo che è volato l'ultimo straccio. Stile riunione di condominio alla Fantozzi, con elmetto e sedie in mano un chiarimento faccia a faccia, con onestà. Io non piaccio a te, tu non piaci a me ma ora siamo insieme su una nave che ha una storia e un'importanza immensamente più grande di noi e se siamo stati scelti per guidarla allora dovremo farlo al massimo delle nostre possibilità. 

Perché le divisioni, in questo momento, sono chiare: a Nedved e Arrivabene non piace Allegri, a Cherubini non piace Nedved; ad Allegri non sta simpatico Nedved; Bonucci e il tecnico non si prendono e il resto dello spogliatoio si divide tra chi resta in posizione neutra, chi spalleggia il tecnico o il capitano e chi pensa soltanto al Mondiale perché, in fondo, chi se ne frega di tutto il resto. In una parola, al momento, è il caos. Ma dal caos può nascere l'ordine e forse addirittura una scossa che rivitalizza un'anima assopita e quasi inesistente. Dal caos e da questa profonda divisione deve nascere confronto e chiarezza: i calciatori devono seguire l'allenatore, il tecnico deve ascoltare e consultarsi con i giocatori, la dirigenza deve vigilare sull'ordine e fare scudo all'esterno difendendo il gruppo da questo continuo tiro al bersaglio. Insomma, c'è da ricostruire un Impero dalle piccole pietre. E poco importa se chi pone le prime pietre ora, domani non ci sarà. Adesso c'è soltanto una cosa da ricercare: il bene comune che rappresenta il bene stesso della Juventus. Perché se la barca già mezza affondata arrivasse alla deriva, a perderci saranno tutti. Nessuno escluso.