Pregi e limiti di Allegri, quanto fanno ridere quelli che non riconoscono l'evidente superiorità della rosa dell'Inter...

Pregi e limiti di Allegri, quanto fanno ridere quelli che non riconoscono l'evidente superiorità della rosa dell'Inter...TUTTOmercatoWEB.com
mercoledì 7 febbraio 2024, 16:49Editoriale
di Vincenzo Marangio
Non è cambiando l'allenatore che i valori tecnici di una rosa improvvisamente mutano, ma i pregi di Allegri non devono trasformarsi in limiti...

La parola d'ordine è sempre narrazione. Ci sono quelle reali e quelle create ad arte. Quella reale è anche piuttosto evidente: la favorita di questo campionato è sempre stata l'Inter insieme al Napoli campione in carica, alle spalle il Milan e la Juventus molto più indietro per ovvi motivi. I bianconeri sono stati privati della partecipazione alle coppe, con la conseguente perdita di circa 100 milioni di euro, sono alle prese con una ricostruzione che parte dal ringiovanimento della rosa e dalla rivalorizzazione di giocatori importanti ma che si erano persi nella nebbia della scorsa surreale stagione. Unico obbligo, dichiarato dalla Juventus, è sempre stato il raggiungimento di un piazzamento Champions.

Il fatto che la Juventus abbia bruciato le tappe è soltanto un merito che va ascritto prima di tutto ad Allegri, poi alla squadra e in ultimo (ma non per ultimo) a Cristiano Giuntoli. La squadra non è stata praticamente toccata rispetto all'altra stagione (unici arrivi l'acquisto di Weah e il rientro di Cambiaso), ma ha perso praticamente da subito e per tutta la stagione (probabilmente addirittura per sempre) un certo Pogba e Fagioli per le note vicende. Ricordiamo, invece, che l'Inter pur perdendo Dzeko, Lukaku, Onana e Skriniar ha acquistato Pavard, Sommer,  Frattesi, Thuram, Cuadrado, Sanchez, Carlos Augusto e Arnautovic il tutto in una squadra che ha chiuso la passata stagione da finalista di Champions League, eppure, i soliti gracchianti (e disonesti) giornalisti non fanno che inventarsi che l'Inter non ha fatto mercato e non è assolutamente più forte della Juventus. 

Ma non è gridando che si ottiene ragione, la ragione sta nei contenuti e nell'onestà con cui si analizzano, e se pensate che a Milano il centrocampo dell'Inter poteva contare su Çalhanoğlu, Mkhitaryan e Barella con Di Marco e Pavard esterni al cospetto di una Juventus che presentava Rabiot, Locatelli e Mckennie con Kostic e Cambiaso sulle fasce sarebbe perlomeno da psicanalisi non riconoscere la superiorità tecnica, netta, di una squadra rispetto all'altra. 

Questo, sia chiaro, per la Juventus non deve mai essere una scusante e la voglia, il carattere, la propensione alla vittoria devono sempre spingere i bianconeri a superare i propri limiti basta, però, che questo non si confonda con la solita formuletta magica per cui solo perché si chiama Juventus deve per forza vincere. Se non è più forte nei singoli ci può e ci deve provare, anche di più di quanto non abbia oggettivamente fatto, ma non lo si può pretendere. E sarebbe anche sbagliato pensare che basterebbe cambiare allenatore per vedere Miretti trasformarsi in Pogba o Locatelli in Zidane, i valori ci sono, ma non sono da Juventus dei nove scudetti di fila e non dipende necessariamente dall'allenatore.

Dopodiché anche ad Allegri vanno riconosciuti, oltre ai meriti di aver bruciato le tappe, i limiti di non riuscire ad avere quel pizzico di coraggio in più da infondere alla squadra, quella voglia di stupire proponendo qualcosa di innovativo e propositivo nelle gare più complicate, un canovaccio diverso da quello spesso usati (e che quest'anno ha quasi sempre funzionato) del contenere e aspettare il momento giusto per colpire. Anzi, si potrebbe quasi dire che i meriti di Allegri spesso abbiano coinciso con i suoi stessi limiti e per quest'anno, visti gli obiettivi dichiarati e praticamente già al sicuro, si può dire che potrebbe anche bastare così, quello su cui si potrebbe ragionare è un futuro, già dalla prossima stagione, con un allenatore che possa portare aria nuova lavorando sull'ottima base plasmata in mezzo ad una miriade di problematiche (dentro e fuori dal campo) da Massimiliano Allegri che va applaudito e sostenuto fino alla fine.

Perché il motto della Juventus deve essere un grido di battaglia che vale sempre e non soltanto quando si vince...