Una Juve deludente lascia a San Siro il sogno scudetto 

Una Juve deludente lascia a San Siro il sogno scudetto 
lunedì 5 febbraio 2024, 23:54Editoriale
di Antonio Paolino
Una Juve senz'anima si piega alla superiorità dei nerazzurri che strappano in classifica e si portano a +4 con una partita ancora da recuperare

Diciamocela tutta: al di là del risultato, fin poco severo per quanta differenza si è vista in campo, ci si aspettava tutt'altra partita, anche solo per quello che la gara d'andata aveva nascosto e per quanto credevamo – o ci illudevamo – potesse dare la squadra bianconera in questo momento. L'unico punto maturato tra Empoli e Inter mostra invece tutta la fragilità dell'intera settimana proiettata al big match.

Prospettive - E adesso che Juve ritroveremo dopo la sportellata di San Siro? Fin troppo prevedibile immaginare le risposte inacidite della frangia pessimista. Di sicuro la Juve avrebbe dovuto fare di più e meglio quel poco che è riuscita a produrre contro una squadra che non vedeva l'ora di mostrare tutto il suo valore, in casa, e contro gli eterni rivali. Ora la situazione si è completamente ribaltata e dal fatidico e virtuale +4 che i bianconeri avrebbero potuto assaporare, ecco che la prima vera fuga porta il nome della più forte del campionato: l'Inter, squadra chiaramente matura per arrampicarsi, sotto la gestione Inzaghi, verso la seconda stella. «E' stata una partita difficile – ha detto Allegri alla fine del match – e chi l'ha vinta, merita il primo posto. Per noi è stato comunque un test importante per crescere.” Tutto vero, salvo l'ultimo aspetto, perché alla Juve non può bastare di aver limitato i danni grazie a due strepitose parate di Szczesny. Nel primo tempo non si è vista traccia di quella squadra annunciata alla vigilia da Max. Fragili nel proporre idee e poco attenti anche nelle chiusure. Insomma, una Juve che ha patito l'approccio e la semplicità con cui i nerazzurri proponevamo le loro giocate.

Stagione – Per qualcuno la stagione è compromessa, per altri il sogno resta appeso ad un filo molto sottile. Dopo il loro recupero con l'Atalanta se ne saprà di più. E a quel punto, in base al vantaggio sulla Juve, e della stessa sulla terza in classifica se ne intuiranno i veri margini per dormire sonni tranquilli in un senso o in un altro. In definitiva, su questo siamo d'accordo, la cosa che conta quanto un “fino alla fine” è qualificarsi, senza se e senza ma, tra le prime quattro. E sapete che chi vi scrive, non ha mai creduto in un qualcosa di più concreto. Questa sconfitta, in definitiva, non deve far cambiare opinione sulla crescita di un gruppo che si è trovato a giocare per la prima volta, dopo tre anni, un match d'alta classifica pur non essendo ancora pronto nella completa gestione, emotiva e tecnica, di queste latitudini.

La partita l'ha spaccata l'Inter trovando il vantaggio a fine primo tempo, anche se un grosso contributo lo ha dato la Juve che fino al settantesimo aveva bisticciato con le idee e i piedi dei suoi migliori battitori, da Vlahovic in giù. L'attaccante serbo, pur criticabile sotto porta, ha avuto grinta forse anche eccessiva per tentare di svegliare una squadra spenta fino all'ingresso di Weah e Chiesa. Yldiz ha fatto poco, ma è stato servito anche meno. La Juve resta sì seconda in classifica, ma torna da Milano un po' ridimensionata. Un po' come nel passato, normalmente, lasciavamo loro. E questa è la cosa che brucia di più. Prendiamone atto e non scoraggiamoci. Ma nelle partite che contano, magari per avanzare anche solo in Coppa Italia, cerchiamo di essere da subito un po' più coraggiosi. Perché senza tirare in porta si ottengono solo i complimenti dell'allenatore avversario per aver tenuto vivo il campionato fino a questo punto. Ma il primo tentativo di fuga è partito proprio da questo “amaro” scontro diretto.