Il calcio parlato è troppo preponderante su quello giocato
Ricordo una frase di uno dei più grandi dirigenti del calcio italiano ed internazionale negli anni a cavallo tra gli ottanta ed i novanta insieme a giornalisti visionari che non badavano troppo al consenso quanto all'approfondimento dei temi seri. Ed in particolare fu discusso proprio con me durante una conviviale molto ristretta. Già all'epoca si intravedevano i segni clinici di una patologia che di anno in anno mostrava il suo pericoloso volto che poi è diventato un vero mantra quotidiano. IL CALCIO PARLATO era ciò che si temeva potesse togliere bellezza e gioia ad uno sport da sempre rivelatosi il più popolare ed il più completo sotto tutti gli aspetti. Lo spauracchio maggiore era rappresentato dalla cosiddetta "MOVIOLA IN CAMPO". Non era certamente la voglia e l'intento di non mostrare trasparenza nelle decisioni arbitrali o in alcuni momenti delicati e a volte decisivi durante una gara quanto la preoccupazione che tutto si complicasse senza possibilità di ritorno al passato. È proprio la patologia attuale per la quale esultare ed abbracciarsi in campo e sugli spalti è diventato un esercizio quanto mai pericoloso per l'umore la gioia e l'urlo che viene stozzato in gola in una attesa surreale della durata anche di diversi minuti. A questo si aggiungono cambiamenti di format per innovazioni spregiudicate a livello istituzionale voluti da Uefa e Fifa prima delle singole federazioni nazionali. La quantità di tornei trofei e campionati ( di club come delle squadre nazionali) è prevalsa sulla qualità degli stessi.
Una conseguenza è certa: la perdita della passione di un tempo. Questa sera ho guardato tutte le partite di champions e mi sono chiesto come alcune tra esse potessero partecipare ad una competizione di tale prestigio per un livello troppo basso dei loro calciatori. Ma come si dice e diffonde, più si fà confusione e maggiori diventano le discussioni senza una base tecnica ma inventate a seconda del singolo risultato od in base alla classifica di quel momento. Sono talmente a disagio per la ripetitività dei temi che lascio agli altri la disamina e la ricerca delle cause. Una su tutte riguarda la Juventus per quel che dovrebbero essrere le proprie ambizioni. Secondo alcuni già pronta per rivincere uno scudetto o secondo altri più saggi motivata a dare tutto per entrare nelle prime quattro posizioni. È talmente evidente quel che il campo dice che dover tornare sulla questione mi aumenta il disagio intellettuale. E sarà così almeno fino al 31 gennaio prossimo.
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