Analisi tattica Hellas Verona-Juventus: le mosse vincenti di Thiago Motta

Dopo poco più 7 mesi di digiuno la Juventus torna a vincere (e convincere) in trasferta, e lo fa con lo stesso risultato della prima giornata.
La formazione bianconera ha avuto la meglio sugli scaligeri, che solo una settimana prima aveva surclassato il Napoli di Antonio Conte.
FASE DI POSSESSO
La Juve si ripresenta al Bentegodi così come ha chiuso lunedì scorso allo Stadium: 1-4-2-3-1 con Cambiaso alto e il giovane Savona alle sue spalle sulla corsia di destra. In mezzo al campo figura la coppia Locatelli-Fagioli. Proprio questi ultimi due sono all’attenzione del Verona, che cercano di ingabbiare i due bianconeri in una sorta di “box” formato da due attaccanti e tre centrocampisti. La Juventus, infatti, trova inizialmente un po’ di difficoltà sulla forte pressione degli avversari, che lasciano liberi di giocare i due centrali e il portiere bianconero. Questa mossa è propedeutica all'aggressione in avanti soprattutto quando il pallone è indirizzato ai due in mezzo.
Locatelli e Fagioli cercano di districare il bandolo della matassa, andando a ricevere palla quasi sulla linea dei difensori e a volte mettendosi quasi in asse verticale. Quest'azione consente loro di uscire dalla gabbia giallo blu.
L’altra mossa decisiva in fase di possesso la osserviamo con Cambiaso che si accentra molto andando a creare densità sulla zona di sinistra insieme a Yildiz e Mbangula (spesso si scambiano la posizione) con l’appoggio di Cabal e un centrocampista centrale. Questo permette di liberare campo al terzino sinistro, Savona.
Proprio da quest’ultimo parte l’azione del secondo gol: palla forte di Savona su Cambiaso (che fa un controllo eccezionale), palla larga su Mbangula, che mette in mezzo, e proprio Savona trova spazio sul secondo palo.
Il suo movimento iniziale è troppo verso il centro, nello spazio che con un bel movimento va ad occupare Vlahovic, ma riesce a correggersi in tempo e a colpire di testa il pallone all’altezza del secondo palo con una traiettoria a pallonetto che si insacca sul palo opposto.
FASE DI NON POSSESSO
Se come in occasione della scorsa partita la scelta di Mister Thiago Motta è quella di aggredire forte sulla prima uscita palla (vedasi primo gol con il recupero di Locatelli), la mossa che scombina le carte dell’Hellas sta proprio quando la Juve si posiziona sotto palla. Il movimento di Suslov viene assorbito da Locatelli che si posiziona sulla linea dei difensori andando a formare una linea a 5. Questa manovra lascia scivolare Cabal su Tchatchoua, che tanto ha fatto male al Napoli una settimana prima. Il colombiano è praticamente perfetto nel duello con il belga, annullandone quasi del tutto le scorribande offensive.
Se però il primo tiro nello specchio della porta la Juventus lo subisce sul risultato di 0-3 a 10 minuti dalla fine, gran parte del merito va dato al muro di Itapitanga della Bahia: Gleison Bremer. All’inizio dell’avventura di Mister Motta in bianconero, in molti erano scettici sulla capacità di adattarsi alla difesa a 4 e una marcatura pressoché a zona del brasiliano, che fino ad ora ha mostrato le sue abilità nelle difese a 3 con marcatura a uomo di Juric prima e Allegri poi.
Lui invece risponde con una prestazione sontuosa, risultando decisivo in almeno due occasioni: il numero 3 mura due conclusioni dirette verso la porta.
CONCLUSIONI
Se la prima giornata poteva sembrare un fuoco di paglia, a Verona la Juve ha dato dimostrazione che la fiamma c’è. La speranza è che questa fiamma riesca a sfogare in un “incendio” domenica sera all’Allianz, quando arriverà la Roma di Daniele De Rossi per il primo vero big match contro una “grande” del nostro campionato.
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