Bonucci: "Cacciato dalla Juve per volere di un singolo, ma la mia storia in bianconero non è finita"

Bonucci: "Cacciato dalla Juve per volere di un singolo, ma la mia storia in bianconero non è finita"TUTTOmercatoWEB.com
giovedì 11 luglio 2024, 15:39Primo piano
di Alessio Tufano
L'ex capitano ospite di "Passa dal Bsmt": "Ho dato tutto al club e quell'addio fa ancora male, ma mi dico che forse un giorno tornerò da allenatore"

Ospite del podcast "Passa dal Bsmt" di Gianluca Gazzoli, Leonardo Bonucci è tornato sul suo addio alla Juventus, svelando alcuni retroscena che fino ad oggi erano stati soltanto ipotizzati da stampa e addetti ai lavori e lasciando intendere come la sua cessione sia stata figlia della precisa volontà di Massimiliano Allegri.

L'ADDIO - "Sono stato costretto quasi a scappare perchè un singolo ha deciso che così doveva essere, e dopo più di 500 partite in bianconero, in un club al quale ho dato tutto, non meritavo un trattamento del genere. Quell'addio per me rappresenta una ferita ancora aperta, mi aspettavo e mi aspetto ancora un saluto degno e ancora oggi, dopo un anno, certi ricordi mi fanno male, anche perchè vedo altri giocatori che hanno giocato alla Juventus e fatto meno di me, ricevere un giusto tributo. Se fossero stati chiari con me fin da subito avrei anche accettato di andare".

UN GIOCO DI POTERE - "Giuntoli era appena arrivato e in un certo senso si è ritrovato con le mani legate, quando mi ha comunicato di essere fuori rosa all'inizio ho creduto fosse uno scherzo, invece mi sono ritrovato ad allenarmi insieme ad un gruppo di compagni nella mia stessa situazione di sera quando la squadra si allenava al mattino presto o addirittura al pomeriggio non si allenava affatto. La spiegazione che mi sono dato è che si sia trattato di un gioco di potere, un epilogo che avevo iniziato ad annusare poco prima che avvenisse, quando i giornali hanno iniziato a scriverne. Poi Manna mi ha avvertito che sarebbero venuti a casa per parlarmi, e a quel punto ho detto a mia moglie: ‘Guarda, vengono perché sta succedendo qualcosa che non ci aspettavamo'. Lo sapevo, ma non sei mai preparato a certe cose quando per tutta una carriera ti dedichi al tuo club come ho fatto io con la Juventus".

L'UNION BERLINO - “Inizialmente non avevo intenzione di andare da nessuna parte senza la mia famiglia, ma allo stesso tempo sentivo il bisogno di essere ancora un calciatore. Mi spaventava l'idea di poter andare senza mia moglie e i miei figli ma alla fine ho dovuto mettere la mia carriera davanti a loro, la decisione è arrivata il 31 agosto, quando non c’era più tempo di organizzarsi con i bambini per le attività di scuola e quindi mi sono trasferito da solo in Germania. Non sono stati mesi facili per noi, ma allo stesso tempo sapevo che se avessi finito la carriera in quel modo, mi sarei portato un peso dietro per tutta la vita. Quell'ultimo anno mi permette di vivere con serenità e con la consapevolezza di aver finito la carriera da calciatore in maniera degna, ma è chiaro che il mio sogno era quello di finire la mia carriera con la Nazionale e con la Juventus in maniera diversa. Sognavo di partecipare a questo Europeo, anche perchè mi ero prefissato la chiusura della carriera a 37 anni".

L'AMORE PER LA JUVENTUS - "Anche quando sono andato al Milan, l'ho fatto perchè non volevo essere un problema all’interno dello spogliatoio e per non fare del male alla Juventus. Parlari al presidente e gli dissi chiaramente: "Devo andare via da qua perché sarei deleterio dentro lo spogliatoio, mi conosco". Quella fu una scelta condivisa con allenatore e direttore, che mi hanno venduto a poco per il valore di quel momento, ma non ho mai nascosto il fatto di essere juventino e di difendere la Juventus in qualunque modo. Di amarla anche a costo di rimetterci personalmente. Quando ti comporti così poi sei nell’occhio del ciclone, quando mezza cosa non va”.

LA PANCHINA BIANCONERA - "Quando penso di voler fare l'allenatore, penso alla panchina della Juve. Anche se per volere di un singolo il mio epilogo in bianconero è stato quello che è stato, mi dico che forse il vero epilogo non è ancora arrivato e magari la mia storia lì non è ancora finita.Per rabbia ho fatto scelte sbagliate, come quella di andare contro la Juventus, ma l'ho fatto perchè quella Juventus non era la Juventus, in quel momento non c’erano le persone adatte per fare una scelta come quella che è stata fatta, perché i dirigenti che in quel momento erano subentrati non avevano il potere di imporsi e sono stati costretti ad andare sulla scia di quelle che erano state le decisioni di qualcun altro. Poi ci ho riflettuto, rendendomi conto che il problema non era la Juventus e, pur consapevole che quella strada mi avrebbe portato alla vittoria, ho deciso di fermarmi".

ALLEGRI - "Ho discusso e litigato con tanti allenatori, ma francamente credo che dopo 8 anni insieme avrebbe potuto chiamarmi per risolvere la situazione, invece ci salutammo alla fine della stagione ad Udine e quando è cominciata quella nuova mi ha trattato come un estraneo, non c'è mai stato un confronto al centro d'allenamento. In un rapporto umano un minimo di rispetto e di riconoscenza credo ci debba essere e sono certo che le cose sarebbero andate diversamente se lui fosse chiaro sin dall'inizio. In un mese e mezzo a Torino non mi ha mai chiamato per sistemare la situazione faccia a faccia, credo che sarebbe stato il minimo. Oporto? Quello che accadde fu grave e forse tutto è nato da lì, ma di cose del genere ne succedono, anche con Conte ho avuto discussioni in spogliatoio, ma io ho sempre cercato di essere me stesso in qualsiasi situazione, e forse questo lato di me mi ha reso un po' antipatico".

PACE POSSIBILE - "Io e Allegri viviamo nel calcio, prima o poi ci rincontreremo e magari ne parleremo, ma oggi questa è una cicatrice che fa male. Di lui come allenatore ho sempre detto che il modo che ha di gestire le pressioni dello spogliatoio è stato la base delle vittorie e delle finali raggiunte. Quando hai una grande squadra, con grandi giocatori, è difficile gestirli. Lui è stato molto bravo. Poi ci sono cose che possono piacere o non piacere, ma questo capita a tutti".