Juventus: Rabiot, Fagioli e Gatti, è capolavoro di Allegri

Juventus: Rabiot, Fagioli e Gatti, è capolavoro di AllegriTUTTOmercatoWEB.com
© foto di www.imagephotoagency.it
mercoledì 22 marzo 2023, 10:45Primo piano
di Mirko Nicolino
La crescita esponenziale di alcuni elementi della rosa bianconera è da ascriversi al lavoro certosino del mister con il suo staff

Il derby d’Italia che ha preceduto la sosta per le nazionali ha consegnato ai tifosi bianconeri una vittoria importantissima che ha consolidato ulteriormente le ambizioni europee della Juve, con o senza penalizzazione. Era dalla stagione 1976-1977 che la Vecchia Signora non vinceva entrambi gli scontri stagionali con l’Inter senza subire gol, ma ciò che conta di più è che al Meazza abbiamo assistito ad una vittoria autorevole. Quanto è lontana quella brutta Juventus di inizio stagione, nella quale Massimiliano Allegri sembrava non capirci più nulla. Dal suo ritorno a Torino il tecnico livornese evidentemente pensava che la ricostruzione sarebbe potuta essere più semplice e veloce, invece ha dovuto fare i conti con una realtà alla quale non era più abituato dai tempi di Spal e Sassuolo. In tanti ne chiedevano l’allontanamento e qualcuno alla Continassa ci avrà indubbiamente pensato, perché per il bene della squadra sono sempre tante le riflessioni che si fanno.

Poi, una concatenazione di eventi, dalla rivoluzione societaria alla sentenza sportiva che ha privato la Juventus di 15 punti, ha consolidato la posizione di Allegri in panchina. Che comunque anche prima di questi eventi aveva inanellato una serie di 8 vittorie senza subire gol. La svolta tattica, con la benedizione di alcuni elementi come Bremer, è stata rappresentata dal ritorno al 3-5-2, condita con tanto lavoro certosino svolto dal tecnico livornese e dal suo staff, di cui fanno parte, lo ricordiamo, anche mister Landucci, Bianco, Dolcetti, Padoin e i match analyst guidati da Riccardo Scirea. Qualcosa si è vista durante gli allenamenti a porte aperte, molto altro rimane ermeticamente tra le mura del JTC: le scene cui abbiamo assistito con Vlahovic impegnato a fare muro proteggendo palla dal difensore, sono solo uno dei tanti esempi.

Allegri ha lavorato tanto sulla tecnica e la tattica individuale in questi mesi (come ammesso anche da Buffon, per la tattica collettiva poi lascia molta libertà alle soluzioni dei singoli), ma anche sulla testa di elementi che molti, il sottoscritto compreso, pensava non fossero ancora pronti per una maglia così pesante come quella della Juventus. Adrien Rabiot ne è l’emblema, perché da Cavallo Pazzo indesiderato e ritenuto dai più deleterio, si è trasformato in un centrocampista clamoroso, da ben 9 gol e 4 assist, più di quanto avesse fatto in tutti i precedenti anni in bianconero assieme. Cercare di trattenerlo, ora, è un dovere per il nuovo corso bianconero, ma non sarà sicuramente semplice.

Ci sono però altri due elementi che meritano una menzione particolare, posto che quasi tutti si stanno esprimendo su livelli “da Juve” e davvero in pochi non raggiungono la sufficienza. Si tratta di Nicolò Fagioli e Federico Gatti. Il primo, che sembrava dietro a Fabio Miretti nelle gerarchie di inizio stagione, ha scalato rapidamente la china diventando un centrocampista moderno clamoroso. Qualcuno lo vede meglio come regista e probabilmente in futuro ci arriverà, ma in questo momento è una mezzala di palleggio di primissimo livello. Il ragazzo è cresciuto in intensità atletica e in maturità psicologica, tanto da reggere l’urto anche contro avversari top di ruolo. Quanto a Gatti, la cui ascesa dai dilettanti è stata rapida quanto meritata, non aveva iniziato bene, confermandosi effettivamente grintoso e cattivo, ma al contempo abbastanza svagato in quelle occasioni in cui era stato chiamato in causa. Le gare contro Friburgo e Inter, in questo senso, rappresentano un punto di svolta, anche se ovviamente dovrà confermarsi nei prossimi mesi. Le disattenzioni di inizio stagione non ci sono state e anzi contro l’Inter Federico ha saputo gestire la sua irruenza pur dovendo giocare per due terzi di partita da ammonito (ingiustamente). Un segnale di maturazione del quale ovviamente va dato merito ad Allegri che ci ha lavorato.

Se ad inizio stagione il tecnico livornese si è meritato tante critiche, giusto ora riconoscergli il fatto di aver gestito una situazione nella quale la maggior parte dei tecnici se la sarebbe data a gambe levate, per giunta migliorando la squadra ed ergendo con la sua impeccabile comunicazione un muro a difesa del suo gruppo. Può piacere o non piacere, come allenatore o come uomo, ma in questo momento Max merita un lungo, lunghissimo applauso.