Maccabi Haifa-Juventus 2-0, le pagelle: Cuadrado ci prova, Danilo affonda

MACCABI HAIFA
Cohen 6,5; Sundgren 6,5, Batubinsika 6,5, Goldberg 6,5, Cornud 7 (Dal 71’ Menachem 6); Chery 7, Mohamed 7 (Dall’85’ Chibota s.v.), Lavi 6,5; David 6+ (Dal 72’ Abu Fani s.v.), Pierrot 6,5 (Dall’86’ Rukavytsya s.v.), Atzili 8 (Dal 66’ Seck 6); Bakhar 7.
JUVENTUS
Szczęsny 5: la trasferta israeliana comincia come peggio non potrebbe del portiere polacco. Se, al 4’, fa il suo dovere, interrompendo la traiettoria del colpo di testa con una parata coi pugni, tre minuti dopo commette una sbavatura da matita rossa. Atzili torce bene il pallone verso la sua porta, dando una buona angolatura al pallone. Tuttavia, il numero 1 bianconero ci mette troppo a scendere per le terre per cercare di chiudere lo specchio. Il pallone entra già in porta, nel momento in cui cerca di sventare un tiro, che non sembrava irresistibile.
Danilo 4: sicuri che sulla fascia destra ci fosse qualcuno pronto a coprire le sortite dell’ispiratissimo Cornud. Tatticamente sarebbe compito di Danilo, ma il brasiliano è semplicemente inconsistente e impotente nel tenere il passo del francese. Un disastro assoluto. (Dal 68’ Kean 5,5: entra bene il numero 18 bianconero. Almeno sul piano dell’atteggiamento. Ha voglia di trascinare la Juventus. Purtroppo, però, non è quasi mai incisivo.).
Rugani 5: il suo rientro in campo è subito costellato da un errore, che mette in salita il match dei bianconeri. Badate, non è fosse totalmente colpa sua. Ma l’opposizione, che esercita su Atzili è assolutamente insufficiente. Il suo tentativo estemporaneo di prendere il tempo al giocatore del Maccabi Haifa è degno di un Super Man anche piuttosto goffo, che avrebbe fatto meglio a risparmiare.
Bonucci 5: il capitano della Juventus è il prototipo di un giocatore assolutamente fuori forma sia dal punto di vista fisico che tattico. La linea difensiva si ritrova improvvisamente sprovvista di leader oltre che di un marcatore affidabile.
Alex Sandro 4,5: il brasiliano ci dovrebbe spiegare con quale principio ha approcciato il tentativo di “schermo” sull’offensiva del 2-0 israeliano. La lettura della sortita di Mohamed lo porta a fare densità sulla linea difensiva bianconera, creando uno spazio illogico per Atzili, posizionato sull’esterno. Questa prima grave mancanza fa il bis pochi attimi più tardi: l’attaccante del Maccabi stoppa il pallone con il destro e calcia con un sinistro vincente. Un sinistro favorito dal 12 bianconero, che non copre la conclusione, voltandosi dalla parte opposta rispetto alla traiettoria effettiva. (Dal 74’ Soulé 6: dei subentrati è quello che offre più concretezza, che confluisce anche nel dilettevole. La finalizzazione, con cui Milik spara addosso a Cohen all’82’, è frutto di un’ottima giocata del giovane argentino, liberatosi di due avversari con un bel gioco di gambe.).
Cuadrado 6: di quelli che si sono destreggiati dal 1’ in questa gara è certamente il “migliore”. Il colombiano è l’unico che prova a creare delle trame interessanti con i suoi proverbiali cross taglienti: la testa di Vlahović ne sa qualcosa alla fine dei primi quarantacinque minuti. Questa soluzione trova un’alternativa nel momento in cui capisce che piazzare un pallone al centro non è più sufficiente. E così rispolvera il suo storico pezzo forte: il numero 11 tenta anche la soluzione dell’uno contro uno sul posto per saltare il suo diretto avversario. Il massimo indice di pericolosità lo raggiunge, però, all’inizio del secondo tempo: è un suo calcio d’angolo a rientrare l’espediente che arma il colpo di testa di Rugani, il quale costituisce l’unico vero affondo pericoloso della ripresa.
Paredes 4,5: il centrocampista argentino è l’ombra di sé stesso. Non riesce mai a incidere sul gioco. La lentezza di pensiero insita nella testa e nel destro del numero 32 cozza con la fisicità, la dinamicità l’agonismo dei più diligenti colleghi del Maccabi Haifa. L’ondata biancoverde è inarrestabile per lo juventino, il quale si fa annullare completamente anche sul piano del contenimento difensivo. Paredes dovrebbe essere la luce. E, invece, è solo buio. Buio che è divenuto pesto nella serataccia di Haifa. (Dal 46’ Locatelli 5: più che una conclusione sbilenca non riesce ad offrire. Non garantisce alcun tipo di ragionevolezza alla squadra.).
Rabiot 5: una settimana. Gli è servito tanto per poter mostrare la doppia faccia della “medaglia prestazionale”, che connota il doppio appuntamento contro il Maccabi Haifa. La versione israeliana della contesa ci consegna un centrocampista poco preciso nel sapere quali spazi sfruttare con la palla tra i piedi e un incursore dal motore limitato nelle sortite verso l’area di rigore avversaria. L’unica sua avanzata è arrivata al 2’ della ripresa, ma la mancanza di tempismo nell’impatto del pallone fa fare un figurone a Lavi in scivolata ed evita al francese una possibile realizzazione.
McKennie 5: rispetto ai suoi due compagni di reparto, il numero 8 bianconero conferire più atletismo in ampiezza lungo l’out di destra. È lì che prova a dare segni di vita. Tuttavia, corre poco e corre male. Esattamente come corrono male i palloni, con cui cerca di assaltare l’area di rigore. La frequenza di cross non imbecca mai i suoi compagni d’attacco. Le loro traiettorie sono basse e senza particolari pretese, come la sua prestazione. (Dal 46’ Kostić 5,5: garantisce corsa, che danno tonalità a una selezione sotto ritmo. Con lui sulla sinistra, la Juventus va su altri giri. C’è solo un grosso problema: ogni qual volta affonda sulla fascia non riesce mai a piazzare una assistenza precisa per chiunque occupi l’asserragliata area di rigore israeliana.).
Di Maria: s.v (Dal 24’ Milik 5,5: sul polacco incombono le speranze di una Juventus sotto di un uomo. Tuttavia, il numero 14 paga l’atteggiamento poco propositivo della squadra, che non riesce ad armare la sua bocca di fuoco offensiva. La sua partita è più un concentrato di strappi “elastici” a raccordare un centrocampo super compassato e privo di idee e un attacco volenteroso, ma quasi per nulla incisivo. La conclusione a giro, concepita e partorita all’82’ dai 25 metri, è la più chiara dimostrazione di un giocatore che vorrebbe “graffiare”, ma non ci riesce fino in fondo.
Vlahović 6: la sufficienza è stentata, ma è giustificabile. Il centravanti serbo è l’unico che prova a armare una squadra dalle polveri bagnate. La Juventus è una squadra inoffensiva, ma, grazie a lui, riesce ad offendere. Il colpo di testa, con cui prova a ribadire in rete il traversone di Cuadrado al termine del primo tempo, è uno squillo, che sveglia la Juventus dal torpore vissuto fin lì. Nella seconda parte della gara il serbo ripropone il filo diretto con il colombiano, anche se il tasso di pericolosità delle sue conclusioni non si assesta più su quella zuccata, con cui si cessa la prima frazione di gioco. Ne ripropone un’altra, che assomiglia più a un passaggio a Cohen, che altro. Un attaccante come lui dovrebbe fare meglio. Questo è certo, ma quanto meno è l’unico che intende dare segnali di risveglio a una squadra allo sbando.
Allegri 4,5
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