Rigore molto dubbio e rosso negato: la Juve fermata a Verona anche dall'arbitraggio

La Juventus esce dal Bentegodi con un 1-1 che sa di beffa. Non solo per la prestazione non scintillante dei bianconeri, ma soprattutto per due decisioni arbitrali che hanno condizionato in modo evidente la partita.
Il primo episodio arriva al 41’: l’arbitro Rapuano, richiamato al Var, assegna al Verona un rigore per un presunto tocco di mano di Joao Mario. Una scelta che lascia molti dubbi, perché in situazioni analoghe spesso si parla di “pallone inatteso” e non di fallo. A rendere tutto più grottesco, la comunicazione dello stesso Rapuano allo stadio: “Chiarissimo fallo di mano del 15”. Peccato che il 15 fosse Kalulu, lontanissimo dall’azione, mentre il protagonista del tocco era Joao Mario (numero 25). Il penalty viene trasformato da Orban per l’1-1 gialloblù.
Pochi minuti più tardi, però, è proprio Orban a finire nuovamente sotto i riflettori: l'attaccante del Verona guarda Gatti e lo colpisce con una gomitata. Le immagini sono chiare, eppure il Var non interviene e Rapuano si limita ad ammonirlo. Un rosso mancato che avrebbe cambiato volto alla partita, lasciando la Juve in superiorità numerica.
La Juventus non ha espresso il suo miglior calcio, ma è altrettanto evidente che un rigore molto dubbio e una mancata espulsione abbiano condizionato la sfida.
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